goldenice
03-02-2010, 23:46
Nulla faceva presagire il suo arrivo.
Una pallida luna si stropicciava gli occhi circondata da nubi biancastre come da soffici cuscini.
La notte proseguiva fredda ma serena, e l'ora tarda invitava al letto.
Nulla faceva presagire il suo arrivo.
Quando cammini per le strade della tua città e dopo una bella mangiata ti godi la compagnia della tua amica, i modelli numerici diventano cosa lontana, e il senso della neve riacquista vigore. L'istinto innato e consolidato in tanti anni di esperienza ti stimola e ti rende ansioso. Qualcosa non va ...
La notte non passa tranquilla. I sogni si susseguono, e agli incubi si alternano i paradisi onirici. Le immagini non sono facili da bloccare, ma ritornano a stracci, a bocconi e ti lasciano sudato e inquieto a guardare il soffitto ad ogni risveglio improvviso.
Finché in uno di questi risvegli qualcosa ravviva il senso della neve.
È un silenzio diverso, una quiete inusitata, una pace che neppure le prime ore della domenica mattina possono produrre nella città che non dorme mai.
Allora tocca alzarsi, magari per una capatina in bagno.
Ti guardi allo specchio, vedi i segni di una notte insonne nelle pieghe del tuo viso.
Ti appoggi al lavabo e l'occhio viene attirato da un'ombra.
Le ombre anzi sono numerose, si stagliano sulla parete bianca.
Si conficcano addirittura sulle pieghe del viso assonnato.
Una fitta, un dolore, una ferita si acuisce: il senso della neve aveva ragione.
Scosti le tende, e la bufera compare come una cascata bianca, come le onde candide di un mare in tempesta. Non c'è più la città: al suo posto un mantello bianco. Non c'è più neppure l'ansia, ma solo l'imperativo categorico che ti ordina di uscire.
Nel mezzo della bufera il tuo senso della neve si placa e si nutre.
I lunghi anni di astinenza sono cancellati in un instante.
Perdersi nella tormenta significa prima di tutto perdere se stessi.
Dimenticarsi finalmente di sé.
E rientrare definitivamente nel senso della neve.
Aldo Meschiari
FONTE
http://www.meteogiornale.it/notizia/17239-1-il-senso-della-neve
Una pallida luna si stropicciava gli occhi circondata da nubi biancastre come da soffici cuscini.
La notte proseguiva fredda ma serena, e l'ora tarda invitava al letto.
Nulla faceva presagire il suo arrivo.
Quando cammini per le strade della tua città e dopo una bella mangiata ti godi la compagnia della tua amica, i modelli numerici diventano cosa lontana, e il senso della neve riacquista vigore. L'istinto innato e consolidato in tanti anni di esperienza ti stimola e ti rende ansioso. Qualcosa non va ...
La notte non passa tranquilla. I sogni si susseguono, e agli incubi si alternano i paradisi onirici. Le immagini non sono facili da bloccare, ma ritornano a stracci, a bocconi e ti lasciano sudato e inquieto a guardare il soffitto ad ogni risveglio improvviso.
Finché in uno di questi risvegli qualcosa ravviva il senso della neve.
È un silenzio diverso, una quiete inusitata, una pace che neppure le prime ore della domenica mattina possono produrre nella città che non dorme mai.
Allora tocca alzarsi, magari per una capatina in bagno.
Ti guardi allo specchio, vedi i segni di una notte insonne nelle pieghe del tuo viso.
Ti appoggi al lavabo e l'occhio viene attirato da un'ombra.
Le ombre anzi sono numerose, si stagliano sulla parete bianca.
Si conficcano addirittura sulle pieghe del viso assonnato.
Una fitta, un dolore, una ferita si acuisce: il senso della neve aveva ragione.
Scosti le tende, e la bufera compare come una cascata bianca, come le onde candide di un mare in tempesta. Non c'è più la città: al suo posto un mantello bianco. Non c'è più neppure l'ansia, ma solo l'imperativo categorico che ti ordina di uscire.
Nel mezzo della bufera il tuo senso della neve si placa e si nutre.
I lunghi anni di astinenza sono cancellati in un instante.
Perdersi nella tormenta significa prima di tutto perdere se stessi.
Dimenticarsi finalmente di sé.
E rientrare definitivamente nel senso della neve.
Aldo Meschiari
FONTE
http://www.meteogiornale.it/notizia/17239-1-il-senso-della-neve