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Visualizza Versione Completa : Sars-cov-2 e condizioni climatiche


Peval
07-05-2020, 12:47
se fosse vero che il coronavirus non resiste ad alte temperature e ad elevati tassi di umidità direi che con l'estate padana siamo a cavalloread//.....vedremo nelle prossime settimane, io ci voglio sperare drink2

Simone
07-05-2020, 13:57
se fosse vero che il coronavirus non resiste ad alte temperature e ad elevati tassi di umidità direi che con l'estate padana siamo a cavalloread//.....vedremo nelle prossime settimane, io ci voglio sperare drink2

Peccato che non sia vero, come mille volte detto dai più blasonati epidemiologi italiani. Ma questo non è argomento da tirar fuori in questo 3d.

Peval
07-05-2020, 18:02
Peccato che non sia vero, come mille volte detto dai più blasonati epidemiologi italiani. Ma questo non è argomento da tirar fuori in questo 3d.

sono d'accordo che non sia un argomento al 100% in topic, però quanto dici è sbagliato e mi costringe dare una risposta. In letteratura ci sono parecchi studi sulla dipendenza di r_0 per i vari coronavirus da temperatura e umidità (https://www.hindawi.com/journals/av/2011/734690/ per esempio) e anche nel caso dell'attuale SARS-CoV2 alcuni studi nell'area di Wuhan hanno messo in relazione questa cosa: r_0 tende a diminuire con l'aumentare della temperatura e dell'umidità. Chiaro che poi questo non è l'unico fattore che regola l'evoluzione dell'epidemia ma su questo siamo tutti d'accordo. In ogni caso la maggior parte della comunità scientifica anche in ambito meteo/climatologico sta facendo ricerca su queste cose, è un argomento assolutamente attuale. Anche ECMWF per esempio ha recentemente combinato l'output del modello con altri dati/statistiche basati su altri coronavirus e sta emettendo previsioni sulla sopravvivenza del coronavirus in atmosfera.

Il tuo post è, come accaduto altre volte in passato, intriso di saccenza e supponenza, senza peraltro citare alcuna fonte. Esistono modi e modi per dire ad altri utenti che non si è d'accordo con quanto scritto. Per quanto riguarda l'essere off-topic sono i moderatori che devono moderare il forum appunto, non è compito tuo.

Saluti drink2

geloneve
08-05-2020, 07:05
Il tuo post è, come accaduto altre volte in passato, intriso di saccenza e supponenza, senza peraltro citare alcuna fonte. Esistono modi e modi per dire ad altri utenti che non si è d'accordo con quanto scritto. Per quanto riguarda l'essere off-topic sono i moderatori che devono moderare il forum appunto, non è compito tuo.

Saluti drink2
Assolutamente d'accordo su questo.

Però, c'è da dire una cosa...è vero che da noi stia arrivando il caldo e, con questo, un possibile aiuto al calo del virus, ma è anche vero che nell'emisfero australe stia arrivando la stagione fredda e, con questa, quindi, un aiuto alla sopravvivenza del virus.

Quindi, è probabilmente vero che il caldo aiuti a debellare il virus, ma non capisco come si possa sperare che le stagioni aiutino il calo a livello planetario visto che se è vero che l'estate ed il caldo arrivano da una parte, l'inverno ed il freddo arrivano dall'altra...

sanpei
08-05-2020, 07:28
Nell 'emisfero australe sono stati più previdenti di noi e il virus ha fatto pochissimi danni e pochi morti. Praticamente ne sono fuori. Quanto al caldo, da noi fra 8-10 giorni arriverà davvero e vedremo se mitlighera' i contagi dovuti ad una raffazzonata riapertura.

scarpasot
08-05-2020, 08:01
In Australia e NZ si, il virus non ha fatto praticamente niente, sono anche i posti con l'aria più pulita del mondo. Per quanto riguarda il sud america non si può dire con certezza la stessa cosa, ad esempio in ecuador bruciavano cadaveri per le strade, e negli stati sudamericani i numeri sono completamente inaffidabili, tanto tamponi non ne fanno, se muori muori punto non gliene frega niente a nessuno.
Aggiungo anche in sud america ci sono in percentuale molti meno ultrasettantenni e questo aiuta non poco

Inviato dal mio HUAWEI VNS-L31 utilizzando Tapatalk

sanpei
08-05-2020, 08:23
Beh in Brasile, Ecuador etc (tranne forse l'Argentina) l'inverno non esiste e il problema climatico non si pone ....resta il Sudafrica (molto in difficoltà ma per cause non legate al clima) e appunto gli ottimi esempi di Australia e Nuova Zelanda, forse i paesi che hanno gestito meglio la crisi in assoluto.
Che abbiano imparato dalla tragedia degli incendi a non dare le cose per scontate ?

Simone
08-05-2020, 10:45
coronavirus 116 risposte a quesiti comuni, fonte governativa.
http://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioFaqMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=228

correlazione coronavirus e temperatura:

https://www.repubblica.it/scuola/2020/03/21/news/coronavirus_il_covid-19_non_tiene_conto_dcelle_temperature_esterne-251887993/

dallo stesso articolo:
Conclude il professor Fazzini: “Da più parti si sono fatte svariate allusioni sull’incidenza della variabile temperatura evidenziando che il virus potesse perdere virulenza all’aumentare o al sensibile diminuire di questo parametro; alcuni divulgatori hanno curiosamente evidenziato che il Covid-19 morirebbe oltre i 27 gradi centigradi di temperatura, ma per ora l'indicazione non è confermata dai nostri rilevamenti. Anche le variabili del soleggiamento e del vento non danno indicazioni in questo senso".

Prof Galli in un altro articolo esclude correlazione virus-temperatura:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/04/coronavirus-infettivologo-galli-isolamento-a-casa-non-e-garanzia-di-contenimento-contagio-ritorno-alla-normalita-a-breve-fantascienza/5725380/

potrei citarne decine...

Peval
08-05-2020, 11:32
Apro un nuovo topic in cui parlare di questo argomento.drink2 Sposto anche alcuni messaggi che erano sull'altro thread.

Peval
08-05-2020, 11:48
Assolutamente d'accordo su questo.

Però, c'è da dire una cosa...è vero che da noi stia arrivando il caldo e, con questo, un possibile aiuto al calo del virus, ma è anche vero che nell'emisfero australe stia arrivando la stagione fredda e, con questa, quindi, un aiuto alla sopravvivenza del virus.

Quindi, è probabilmente vero che il caldo aiuti a debellare il virus, ma non capisco come si possa sperare che le stagioni aiutino il calo a livello planetario visto che se è vero che l'estate ed il caldo arrivano da una parte, l'inverno ed il freddo arrivano dall'altra...

Ah assolutamente, a livello planetario non penso possa influire, ci sará sempre un certo bacino di portatori del virus che ne garantirá la circolazione. I fattori meteo climatici possono aiutare a livello locale, ad esempio nello studio fatto a wuhan si vedeva chiaramente r_0 scendere all'arrivo della stagione umida (monsone) che caratterizza la cina meridionale, con temperature sopra i 25 gradi e alti tassi di umiditá e pioggia. Prima che "qualcuno" fraintenda: qua non si sta parlando di meteo come UNICO fattore influente nella trasmissione del virus, ma come UNO DEI fattori concorrente. Temo che una chiara risposta alla domanda si avrá nelle prossime settimane, quando nell'emisfero nord si allenterá il lockdown e allo stesso tempo si avranno temperature sempre piú elevate. Allora credo si potrá veramente capire quanto il fattore meteoclimatico influisce sulla diffusione del virus.

sanpei
08-05-2020, 11:50
Apro un nuovo topic in cui parlare di questo argomento.drink2 Sposto anche alcuni messaggi che erano sull'altro thread.

Ottima idea Peval, sposta pure anche il mio intervento.

Ho fatto io, puoi cancellarlo nell'altro topic.

Simone
08-05-2020, 11:52
Ah assolutamente, a livello planetario non penso possa influire, ci sará sempre un certo bacino di portatori del virus che ne garantirá la circolazione. I fattori meteo climatici possono aiutare a livello locale, ad esempio nello studio fatto a wuhan si vedeva chiaramente r_0 scendere all'arrivo della stagione umida (monsone) che caratterizza la cina meridionale, con temperature sopra i 25 gradi e alti tassi di umiditá e pioggia. Prima che "qualcuno" fraintenda: qua non si sta parlando di meteo come UNICO fattore influente nella trasmissione del virus, ma come UNO DEI fattori concorrente. Temo che una chiara risposta alla domanda si avrá nelle prossime settimane, quando nell'emisfero nord si allenterá il lockdown e allo stesso tempo si avranno temperature sempre piú elevate. Allora credo si potrá veramente capire quanto il fattore meteoclimatico influisce sulla diffusione del virus.

non credo si potrà capire l'incidenza del fattore climatico, in quanto la diffusione del virus è fortemente alterata dalle misure di contenimento che stiamo adottando.

Peval
08-05-2020, 11:59
Aggiungo: altri studi su altre cittá invece hanno evidenziato una veramente minima o addirittura nulla correlazione tra r_0 e temperatura/umiditá....quindi la questione é veramente molto aperta e non vi sono assolutamente certezze. I campioni utlizzati negli studi in questione (sia quelli che hanno dimostrato l'esistenza di una relazione che quelli in cui l'evidenza non vi era) sono stati fatti su numeri dell'ordine di centinaia di casi, per cui l'incertezza a mio avviso é veramente troppo elevata. Come dicevo prima, solo aspettando i mesi caldi si potranno azzardare ipotesi piú solide.

sanpei
08-05-2020, 13:00
coronavirus 116 risposte a quesiti comuni, fonte governativa.
http://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioFaqMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=228

correlazione coronavirus e temperatura:

https://www.repubblica.it/scuola/2020/03/21/news/coronavirus_il_covid-19_non_tiene_conto_dcelle_temperature_esterne-251887993/

dallo stesso articolo:
Conclude il professor Fazzini: “Da più parti si sono fatte svariate allusioni sull’incidenza della variabile temperatura evidenziando che il virus potesse perdere virulenza all’aumentare o al sensibile diminuire di questo parametro; alcuni divulgatori hanno curiosamente evidenziato che il Covid-19 morirebbe oltre i 27 gradi centigradi di temperatura, ma per ora l'indicazione non è confermata dai nostri rilevamenti. Anche le variabili del soleggiamento e del vento non danno indicazioni in questo senso".

Prof Galli in un altro articolo esclude correlazione virus-temperatura:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/04/coronavirus-infettivologo-galli-isolamento-a-casa-non-e-garanzia-di-contenimento-contagio-ritorno-alla-normalita-a-breve-fantascienza/5725380/

potrei citarne decine...


Do la mia opinione informata ma non sono certo un virologo:

il virus non muore col caldo se non sopra i 40° dato che vive nel nostro corpo a 37° e che la febbre è una reazione del nostro organismo proprio per indebolirlo quando siamo infettati.
Vive nei pipistrelli che hanno temperature corporee molto superiori alla nostra ma che, forse proprio per questo, non si ammalano ma lo trasmettono vivo e virale.

La temperatura esterna (e l'umidità) influiscono sul fattore trasmissione tra umani in quanto:

1) quando è caldo stiamo per forza più lontani tra di noi (tranne forse in spiaggia ...) e più tempo all'aperto dove il virus non vive se non pochi minuti o al massimo poche ore protetto dalle goccioline del nostro muco ma attaccato dagli ultravioletti solari e dall'evaporazione di queste goccioline.
2) il nostro sistema respiratorio si protegge meglio quando siamo in condizioni di confort, ovvero circa 25° o più gradi e un'umidità dal 40% al 60%, magari qualcosa meno col salire della temperatura.

Questo è ciò che accade coi virus del raffreddore e dell'influenza (simili ma non identici al coronavirus) ma questo è un virus nuovo e mai studiato in estate ...
Concludendo, non ci farei troppo affidamento sul caldo per debellare la pandemia, manterrei le distanze sociali e i comportamenti igienici che per ora lo hanno ben limitato, se poi il caldo darà il suo contributo non lo disprezzeremo, almeno non come abbiamo sempre fatto gli scorsi anni.
Ma se la s**** ci vede benissimo ... sarà un'estate fresca e piovosa ... e così il virus si ripresenterà ancora incazzato in settembre-ottobre.

Simone
08-05-2020, 13:49
Do la mia opinione informata ma non sono certo un virologo:

il virus non muore col caldo se non sopra i 40° dato che vive nel nostro corpo a 37° e che la febbre è una reazione del nostro organismo proprio per indebolirlo quando siamo infettati.
Vive nei pipistrelli che hanno temperature corporee molto superiori alla nostra ma che, forse proprio per questo, non si ammalano ma lo trasmettono vivo e virale.

La temperatura esterna (e l'umidità) influiscono sul fattore trasmissione tra umani in quanto:

1) quando è caldo stiamo per forza più lontani tra di noi (tranne forse in spiaggia ...) e più tempo all'aperto dove il virus non vive se non pochi minuti o al massimo poche ore protetto dalle goccioline del nostro muco ma attaccato dagli ultravioletti solari e dall'evaporazione di queste goccioline.
2) il nostro sistema respiratorio si protegge meglio quando siamo in condizioni di confort, ovvero circa 25° o più gradi e un'umidità dal 40% al 60%, magari qualcosa meno col salire della temperatura.

Questo è ciò che accade coi virus del raffreddore e dell'influenza (simili ma non identici al coronavirus) ma questo è un virus nuovo e mai studiato in estate ...
Concludendo, non ci farei troppo affidamento sul caldo per debellare la pandemia, manterrei le distanze sociali e i comportamenti igienici che per ora lo hanno ben limitato, se poi il caldo darà il suo contributo non lo disprezzeremo, almeno non come abbiamo sempre fatto gli scorsi anni.
Ma se la s**** ci vede benissimo ... sarà un'estate fresca e piovosa ... e così il virus si ripresenterà ancora incazzato in settembre-ottobre.

esatto drink2

Peval
11-05-2020, 12:18
In Cina e a Seoul ripartono i contagi, unica buona notizia: in particolare a Seoul é stato accertato che i nuovi contagi sono avvenuti in bar e locali al chiuso. Tuee le estati sono in genere le stagioni da attivitá all'aperto, ma questa sicuramente lo sará di piú....

sanpei
11-05-2020, 16:06
In Cina e a Seoul ripartono i contagi, unica buona notizia: in particolare a Seoul é stato accertato che i nuovi contagi sono avvenuti in bar e locali al chiuso. ....

Locali al chiuso di "un certo tipo" ... quel tipo di cose che di solito non si fanno all'aperto ... senza rischiare l'arresto ....

Per la ripartenza di discoteche e similari la vedo davvero comunque durissima ....

sanpei
11-05-2020, 18:18
Da un sito meteo acchiappa click:

La pandemia da Coronavirus ha letteralmente paralizzato il mondo intero travolgendo vasti territori, da est a ovest, alcuni dei quali piuttosto pesantemente. E' un virus che ha colpito determinate zone all'interno delle nazioni stesse, addirittura in alcuni Paesi ha colpito "solo alcune province". Ad esempio, nella Repubblica Dominicana sono state segnalate quasi 8 mila persone positive al COVID-19, mentre ad Haiti, la nazione che occupa l’altra metà dell’isola, gli ammalati hanno sfiorato solamente quota 100. In Indonesia si stima che migliaia di persone siano morte a causa del COVID-19, eppure nella vicina Malesia, i decessi non superano il centinaio.
A tal proposito, il New York Times ha effettuato un lavoro capillare confrontandosi con decine di esperti sulle malattie infettive, epidemiologi e virologi di diverse aree del pianeta per trovare una prima spiegazione a questa diversità nella diffusione di Sars-Cov-2. Cosa è emerso? Che la diffusione del COVID-19 dipende da tre fattori: caratteristiche demografiche, abitudini culturali e ambiente.

Per quanto riguarda la DEMOGRAFIA, le nazioni con un basso numero di casi rilevati hanno una popolazione relativamente giovane con sintomi molto lievi e ciò li rende meno contagiosi e meno esposti a particolari rischi. In Africa sono stati segnalate all’incirca 50 mila positività, una quantità molto contenuta se confrontata con la popolazione africana (intorno agli 1,3 miliardi di persone).
L’Africa è il continente più giovane, con più del 60% della popolazione al di sotto dei 25 anni.

Se spostiamo lo sguardo alle ABITUDINI CULTURALI, in diverse zone asiatiche ci si saluta senza darsi la mano: in India il saluto avviene a distanza unendo le mani, in Giappone e Corea del Sud con un inchino. Queste abitudini riducono sensibilmente il rischio di contagio, ma ci sono comunque paesi in cui ci si saluta con un contatto fisico e nei quali per ora non ci sono state epidemie significative da Sars-Cov-2. Tra le abitudini culturali va riposta attenzione al fattore del turismo. Perché? Semplice, i territori che per motivi pratici o politici sono meno aperti ai viaggiatori, o al commercio internazionale, risultano essere anche quelli con meno casi positivi rilevati.

La terza caratteristica è l'AMBIENTE: non vi è ancora certezza se il virus tolleri poco i climi caldi. Le epidemie più consistenti sono iniziate nella stagione invernale in Paesi con climi temperati come l’Italia e buona parte degli Stati Uniti, mentre il coronavirus è rimasto pressoché assente da zone più calde come la Guyana in Sudamerica e il Ciad nell’Africa centrale. Virologi ed epidemiologi consigliano però di non farsi troppe illusioni e spiegano che la stagione calda non comporterà, da sola, una riduzione significativa dei casi e della diffusione dell’epidemia. Il coronavirus è molto contagioso e la sua facilità di propagazione tra gli individui supera abbondantemente gli eventuali effetti di un clima più caldo.

In conclusione, come si spiega la massiccia e capillare diffusione in ITALIA, Spagna, Francia o negli Stati Uniti? La risposta è che il dilagare dell'epidemia è dipesa sì dai fattori sopra elencati (ambiente, consuetudini culturali e demografia), ma anche da un altro del tutto imprevedibile: il caso.
Per esempio, la presenza di un "super diffusore" (una persona che infetta molti più individui rispetto alla media) in un singolo evento pubblico può avere innescato una catena dei contagi in un ?aese con caratteristiche pressoché identiche a un altro, dove invece l’assenza di un simile evento casuale ha consentito un minor aumento dei contagi.
Ciò è quello che potrebbe essere avvenuto proprio in Italia, quando ancora era del tutto sconosciuta la propagazione del COVID-19

Aggiungo io:
Bergamo ha pagato un prezzo assurdo ad una partita di calcio....se la squadra fosse stata eliminata al primo turno, quanti morti in meno a parità di clima, inquinamento e demografia ?

Idem Rimini per gli aperitivi in spiaggia l' 8 marzo, festa della donna....se quel giorno fosse piovuto e ognuno se ne stava in casa propria ?

sanpei
12-05-2020, 11:21
Contributo di Michele Serra:

L'idea che l'ambientalismo sia una disciplina "sentimentale" - smidollati che si commuovono per le sorti dell'alberello e dell'uccellino - era stupida anche prima; oggi lo è dieci, cento volte di più. La necessità di una visione olistica del pianeta (tutto si tiene, tutto è connesso, compresi l'alberello e l'uccellino) esce brutalmente rafforzata dalla pandemia. Uomini di scienza ci avvertono che la deforestazione espone l'umanità a un rischio epidemico sempre più alto, perché "scoperchia" un serbatoio immenso di virus sconosciuti, il cui vettore sono specie animali in buona parte sconosciute anch'esse.

Non è dunque il sentimentalismo, è la pura ragione a suggerire il rispetto di ecosistemi che hanno molta più esperienza di noi, nel senso che precedono l'avvento di homo sapiens di milioni di anni. Non ricordo chi lo ha scritto (Pollan? Foer?), ma "la natura è un esperimento scientifico che dura da quattro miliardi di anni". Un esperimento scientifico. Non uno sfizio di anime belle. Essendo animali molto più evoluti degli altri, possiamo (forse) cavalcare la tigre: ma conoscendola e rispettandola. Altrimenti siamo fottuti....

Claudio67
12-05-2020, 12:47
Contributo di Michele Serra:

L'idea che l'ambientalismo sia una disciplina "sentimentale" - smidollati che si commuovono per le sorti dell'alberello e dell'uccellino - era stupida anche prima; oggi lo è dieci, cento volte di più. La necessità di una visione olistica del pianeta (tutto si tiene, tutto è connesso, compresi l'alberello e l'uccellino) esce brutalmente rafforzata dalla pandemia. Uomini di scienza ci avvertono che la deforestazione espone l'umanità a un rischio epidemico sempre più alto, perché "scoperchia" un serbatoio immenso di virus sconosciuti, il cui vettore sono specie animali in buona parte sconosciute anch'esse.

Non è dunque il sentimentalismo, è la pura ragione a suggerire il rispetto di ecosistemi che hanno molta più esperienza di noi, nel senso che precedono l'avvento di homo sapiens di milioni di anni. Non ricordo chi lo ha scritto (Pollan? Foer?), ma "la natura è un esperimento scientifico che dura da quattro miliardi di anni". Un esperimento scientifico. Non uno sfizio di anime belle. Essendo animali molto più evoluti degli altri, possiamo (forse) cavalcare la tigre: ma conoscendola e rispettandola. Altrimenti siamo fottuti....

Però sta roba bisogna dirla ai cinesi eh.

RG62
12-05-2020, 12:58
Contributo di Michele Serra:

L'idea che l'ambientalismo sia una disciplina "sentimentale" - smidollati che si commuovono per le sorti dell'alberello e dell'uccellino - era stupida anche prima; oggi lo è dieci, cento volte di più. La necessità di una visione olistica del pianeta (tutto si tiene, tutto è connesso, compresi l'alberello e l'uccellino) esce brutalmente rafforzata dalla pandemia. Uomini di scienza ci avvertono che la deforestazione espone l'umanità a un rischio epidemico sempre più alto, perché "scoperchia" un serbatoio immenso di virus sconosciuti, il cui vettore sono specie animali in buona parte sconosciute anch'esse.

Non è dunque il sentimentalismo, è la pura ragione a suggerire il rispetto di ecosistemi che hanno molta più esperienza di noi, nel senso che precedono l'avvento di homo sapiens di milioni di anni. Non ricordo chi lo ha scritto (Pollan? Foer?), ma "la natura è un esperimento scientifico che dura da quattro miliardi di anni". Un esperimento scientifico. Non uno sfizio di anime belle. Essendo animali molto più evoluti degli altri, possiamo (forse) cavalcare la tigre: ma conoscendola e rispettandola. Altrimenti siamo fottuti....




Michele Serra che scrive di biologia, ecologia, zoologia ecc. mi fa strimolire...


Come se io facessi dei saggi di metereologia... sarcastic-

sanpei
12-05-2020, 13:18
Questo invece lo scrivono degli scienziati come te e riporta una conclusione paradossale:

I ricercatori della Anglia Ruskin University di Cambridge e del Queen Elizabeth Hospital di Londra, hanno potuto verificare una significativa coincidenza, valida per tutta l’Europa, tra bassi livelli di vitamina D e numero di casi di coronavirus e in particolare quelli di mortalità.

La vitamina D, costituita in realtà da 5 diverse vitamine, è un composto che si scioglie nei grassi, viene prodotto dalle cellule della pelle quando vengono esposte al sole (almeno un’ora al giorno) o assunta nei cibi come salmone, aringa, sgombro, sardine, ma anche l’olio di fegato di merluzzo, latte e yogurt interi, burro, formaggi grassi, uova, e le verdure a foglia verde, funghi e cioccolato.

Si pensa sia indispensabile per permettere l’assorbimento intestinale di calcio e fosfato, due minerali fondamentali per la formazione delle ossa e dei denti. E protegge dall’osteoporosi. Ha anche un ruolo come neurotrasmettitore e ha una influenza sul sistema immunitario, perché modula la risposta dei globuli bianchi, infatti protegge dalle infezioni acute del sistema respiratorio. Produce un peptide che ha una azione antimicrobica, ma previene anche il rilascio delle citochine infiammanti, che nei malati di Covid è una delle cause di aggravamento.

Gli studiosi hanno in particolare analizzato la situazione di Italia e Spagna, dove sono stati riscontrati i tassi di mortalità più elevati, e hanno dimostrato che le popolazioni di entrambi i Paesi hanno in media livelli di vitamina D più bassi rispetto al resto della popolazione europea. I valori sono di 26 nanomoli per litro (nmol/L) in Spagna, 28 in Italia e 45 nei Paesi del nord. Ma in Svizzera sono ancora più bassi: 23 nmol/L. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che, per esempio gli anziani, evitano il sole intenso. E anche che l’abbronzatura riduce il tasso di sintesi della vitamina. Livelli più alti si trovano invece nel nord Europa, sia perché molte persone assumono integratori, sia perché essendo l’irradiazione meno potente, non viene evitata, come capita invece al sud. Non a caso, sostengono, in Scandinavia la pandemia ha causato un numero inferiore di morti.

Simone
12-05-2020, 13:51
Questo invece lo scrivono degli scienziati come te e riporta una conclusione paradossale:

I ricercatori della Anglia Ruskin University di Cambridge e del Queen Elizabeth Hospital di Londra, hanno potuto verificare una significativa coincidenza, valida per tutta l’Europa, tra bassi livelli di vitamina D e numero di casi di coronavirus e in particolare quelli di mortalità.

La vitamina D, costituita in realtà da 5 diverse vitamine, è un composto che si scioglie nei grassi, viene prodotto dalle cellule della pelle quando vengono esposte al sole (almeno un’ora al giorno) o assunta nei cibi come salmone, aringa, sgombro, sardine, ma anche l’olio di fegato di merluzzo, latte e yogurt interi, burro, formaggi grassi, uova, e le verdure a foglia verde, funghi e cioccolato.

Si pensa sia indispensabile per permettere l’assorbimento intestinale di calcio e fosfato, due minerali fondamentali per la formazione delle ossa e dei denti. E protegge dall’osteoporosi. Ha anche un ruolo come neurotrasmettitore e ha una influenza sul sistema immunitario, perché modula la risposta dei globuli bianchi, infatti protegge dalle infezioni acute del sistema respiratorio. Produce un peptide che ha una azione antimicrobica, ma previene anche il rilascio delle citochine infiammanti, che nei malati di Covid è una delle cause di aggravamento.

Gli studiosi hanno in particolare analizzato la situazione di Italia e Spagna, dove sono stati riscontrati i tassi di mortalità più elevati, e hanno dimostrato che le popolazioni di entrambi i Paesi hanno in media livelli di vitamina D più bassi rispetto al resto della popolazione europea. I valori sono di 26 nanomoli per litro (nmol/L) in Spagna, 28 in Italia e 45 nei Paesi del nord. Ma in Svizzera sono ancora più bassi: 23 nmol/L. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che, per esempio gli anziani, evitano il sole intenso. E anche che l’abbronzatura riduce il tasso di sintesi della vitamina. Livelli più alti si trovano invece nel nord Europa, sia perché molte persone assumono integratori, sia perché essendo l’irradiazione meno potente, non viene evitata, come capita invece al sud. Non a caso, sostengono, in Scandinavia la pandemia ha causato un numero inferiore di morti.

per chi vuole capire meglio cos'è e come funziona la vitamina D, consiglio questo breve video:
https://www.youtube.com/watch?v=QnjRof_20gg

RG62
12-05-2020, 16:41
Questo invece lo scrivono degli scienziati come te e riporta una conclusione paradossale:

I ricercatori della Anglia Ruskin University di Cambridge e del Queen Elizabeth Hospital di Londra, hanno potuto verificare una significativa coincidenza, valida per tutta l’Europa, tra bassi livelli di vitamina D e numero di casi di coronavirus e in particolare quelli di mortalità.

La vitamina D, costituita in realtà da 5 diverse vitamine, è un composto che si scioglie nei grassi, viene prodotto dalle cellule della pelle quando vengono esposte al sole (almeno un’ora al giorno) o assunta nei cibi come salmone, aringa, sgombro, sardine, ma anche l’olio di fegato di merluzzo, latte e yogurt interi, burro, formaggi grassi, uova, e le verdure a foglia verde, funghi e cioccolato.

Si pensa sia indispensabile per permettere l’assorbimento intestinale di calcio e fosfato, due minerali fondamentali per la formazione delle ossa e dei denti. E protegge dall’osteoporosi. Ha anche un ruolo come neurotrasmettitore e ha una influenza sul sistema immunitario, perché modula la risposta dei globuli bianchi, infatti protegge dalle infezioni acute del sistema respiratorio. Produce un peptide che ha una azione antimicrobica, ma previene anche il rilascio delle citochine infiammanti, che nei malati di Covid è una delle cause di aggravamento.

Gli studiosi hanno in particolare analizzato la situazione di Italia e Spagna, dove sono stati riscontrati i tassi di mortalità più elevati, e hanno dimostrato che le popolazioni di entrambi i Paesi hanno in media livelli di vitamina D più bassi rispetto al resto della popolazione europea. I valori sono di 26 nanomoli per litro (nmol/L) in Spagna, 28 in Italia e 45 nei Paesi del nord. Ma in Svizzera sono ancora più bassi: 23 nmol/L. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che, per esempio gli anziani, evitano il sole intenso. E anche che l’abbronzatura riduce il tasso di sintesi della vitamina. Livelli più alti si trovano invece nel nord Europa, sia perché molte persone assumono integratori, sia perché essendo l’irradiazione meno potente, non viene evitata, come capita invece al sud. Non a caso, sostengono, in Scandinavia la pandemia ha causato un numero inferiore di morti.


Eh, magari fossi uno scienziato...

Però questo che hai postato, ad esempio, ha un vero taglio scientifico con tesi motivate e con una conclusione a sostegno della tesi.

Non quelle robe che scrive Serra...

Claudio67
12-05-2020, 21:46
Questo invece scrivono su Meteolive.

REDAZIONE: questo benedetto COVID sarà sconfitto dal sole e dal caldo intenso dei prossimi mesi?
GROSSO: sconfitto no, sarebbe meglio dire soffocato, i dati parlano chiaro, laddove ha fatto veramente caldo o veramente freddo, il coronavirus ha attecchito con difficoltà, laddove invece si è sperimentato un clima temperato, con valori compresi tra 5 e 15°C, ha dilagato. Ne è una prova la Russia: fino a quando nel Paese faceva freddo e nevicava i casi erano pochissimi, con il disgelo è arrivata l'impennata. Dunque le ondate di caldo che caratterizzano l'estate mediterranea ben vengano, sicuramente limiteranno la diffusione del virus, essendo il sole un disinfettante naturale straordinario e il caldo intenso un nemico altrettanto importante, non pretendiamo però che l'estate uccida completamente il virus; è successo con la Sars, ma non è automatico che succeda anche con il covid. Limitare i contagi si, stroncare la malattia sarà più difficile.

REDAZIONE: e quindi con i primi freddi, il primo buio, le prime giornate uggiose, potrebbe esserci una seconda ondata?
GROSSO: non sono un virologo e non posso saperlo. Certo da sempre l'autunno, con la riapertura delle scuole, i primi freddi, i contatti ravvicinati tra le persone nelle comunità, favorisce il ritorno delle forme virali, batteriche, parainfluenzali, tra le qualu potrebbe trovare spazio anche il covid. Questo comporterà psicologicamente per tante persone un momento di grande ansia, soprattutto per i genitori e i loro bambini, ma anche per gli anziani. Lo affronteremo, ma in questo momento cerchiamo di essere positivi.

sanpei
13-05-2020, 08:26
Alessio Grosso è diventato un pandemiologo pure lui ...

sanpei
13-05-2020, 09:14
Leggermente off-topic ma curioso:

È allarme tra i meteorologi americani. La pandemia di Covid-19 rischia di mettere in crisi l'intero sistema di previsioni del tempo del Paese. Infatti la maggior parte dei servizi meteo – pubblici e privati – fa grosso affidamento sui dati forniti dalle centraline poste sugli aerei di linea. Velivoli che ormai da settimane sono in gran parte bloccati a terra. Gli esperti dicono che è ancora presto per capire quale sarà l'impatto della diminuzione del traffico aereo. Ma lo scorso fine settimana i modelli meteo hanno sbagliato in pieno le previsioni a breve termine per la Florida. Un abbaglio molto insolito.

GFS conferma tutti i suoi limiti, chiedo a Gigio se anche in Europa funziona con dati raccolti dagli aerei ?

Peval
13-05-2020, 10:41
Assolutamente si, i dati provenienti dagli aerei sono importantissimi poichè campionano l'alta troposfera/tropopausa dove appunto è difficile avere osservazioni se non gli sporadici e sparsi radiosondaggi, che però non vengono effettuati sugli oceani. Per quanto riguarda l'Europa, molti degli "abbagli" che prendono i modelli provengono da situazioni "a monte" del continente europeo (rispetto alle correnti che spirano da ovest verso est) in zone come il Nord Atlantico, il continente nord americano o addirittura il Pacifico. Per questo è lecito pensare che un drastico dalo delle osservazioni possa peggiorare la qualità della previsione. Gli effetti del covid-19 si fanno sentire anche sulle previsioni insomma.

https://www.ecmwf.int/en/about/media-centre/news/2020/drop-aircraft-observations-could-have-impact-weather-forecasts

sanpei
13-05-2020, 10:53
Assolutamente si, i dati provenienti dagli aerei sono importantissimi poichè campionano l'alta troposfera/tropopausa dove appunto è difficile avere osservazioni se non gli sporadici e sparsi radiosondaggi, che però non vengono effettuati sugli oceani. Per quanto riguarda l'Europa, molti degli "abbagli" che prendono i modelli provengono da situazioni "a monte" del continente europeo (rispetto alle correnti che spirano da ovest verso est) in zone come il Nord Atlantico, il continente nord americano o addirittura il Pacifico. Per questo è lecito pensare che un drastico dalo delle osservazioni possa peggiorare la qualità della previsione. Gli effetti del covid-19 si fanno sentire anche sulle previsioni insomma.

https://www.ecmwf.int/en/about/media-centre/news/2020/drop-aircraft-observations-could-have-impact-weather-forecasts

Grazie Peval, preziosissimo !

Quindi nei prossimi mesi la gittata di attendibilità per entrambi i modelli dovrà essere ridotta e anche noi profani dovremo tenerne conto e smettere di commentare come "quasi sicure" carte oltre i 4 o 5 giorni.

Peval
13-05-2020, 12:37
Grazie Peval, preziosissimo !

Quindi nei prossimi mesi la gittata di attendibilità per entrambi i modelli dovrà essere ridotta e anche noi profani dovremo tenerne conto e smettere di commentare come "quasi sicure" carte oltre i 4 o 5 giorni.

Una precisazione, il difficile da prevedere in atmosfera sono i "cambiamenti" del tempo, ovvero quelle situazioni in cui si passa per esempio (prendendo l'Europa) da NAO+ (il famoso "atlantico" del forum) a una situazione di blocking per esempio. Ecco lì bisogna fare attenzione, ma l'affidabilità delle previsioni a medio e lungo termine in caso di condizioni "stabili" (alcuni giorni di NAO+, un bel ciclone già formato che persiste alcuni giorni, condizioni anticicloniche) rimarrà tutto sommato elevata drink2

Simone
15-05-2020, 11:33
se l'estate sarà caldissima come temo, nelle città sarà impossibile stare all'aperto e la gente preferirà i luoghi chiusi con aria condizionata, quindi favorirà la diffusione del virus.
magari un estate fresca e piovosa....

geloneve
15-05-2020, 12:12
se l'estate sarà caldissima come temo, nelle città sarà impossibile stare all'aperto e la gente preferirà i luoghi chiusi con aria condizionata, quindi favorirà la diffusione del virus.
magari un estate fresca e piovosa....

Per la serie...il caldo ammazza il virus (forse)...ma poi ci pensa l'aria condizionata...

Simone
15-05-2020, 12:19
Per la serie...il caldo ammazza il virus (forse)...ma poi ci pensa l'aria condizionata...

il vero fattore di rischio è l'assembramento

Garese
15-05-2020, 12:29
Io penso anche ai blackout, con tutta la gente in casa col condizionatore a palla...

RG62
15-05-2020, 12:40
il vero fattore di rischio è l'assembramento


Da noi, se gli dài la molla, si assembrano eccomehaha//..

sanpei
15-05-2020, 13:27
Da noi, se gli dài la molla, si assembrano eccomehaha//..

L'immunità di gregge ... essendo pecore si assembrano.

geloneve
15-05-2020, 17:55
L'immunità di gregge ... essendo pecore si assembrano.

Concordo. sarcastic-drink2haha//..haha//..haha//..

RG62
15-05-2020, 18:42
L'immunità di gregge ... essendo pecore si assembrano.


Selezione naturale... sarcastic-

sanpei
15-05-2020, 20:16
Magari !!!...invece loro sopravvivono e infettano gli altri...

Peval
19-05-2020, 11:09
Riporto dalla pagina di Facebook: Coronavirus - Dati e Analisi Scientifiche

(link alla pagina: https://www.facebook.com/DatiAnalisiCoronavirus)


IL CALDO E IL VIRUS.
Molte sono le ricerche scientifiche che dall’inizio di questa epidemia si propongono di studiare l’effetto di vari fattori ambientali sull’evoluzione del contagio da SARS-CoV-2.
Grande attenzione è rivolta, ad esempio, a stabilire se esiste una relazione tra variabili climatiche e andamento della curva dei contagi. Un ambito di ricerca molto complesso in cui a maggior ragione trarre solide conclusioni è molto difficile. Diversi studi hanno affrontato il tema, portando spesso a conclusioni diverse, che richiedono ulteriori approfondimenti.
Un recente studio che merita di essere citato è dell’epidemiologo Peter Juni e colleghi dell’Università di Toronto [1]. Si tratta di uno studio di tipo osservazionale, su un gruppo di pazienti scelti in base a una serie di caratteristiche condivise.
L’indagine si propone di determinare la possibile correlazione tra crescita epidemica e alcune variabili di esposizione dei soggetti inclusi nella ricerca: temperatura media, umidità assoluta e l’effetto degli interventi di restrizione, quali la chiusura delle scuole e il distanziamento sociale. L’analisi ha incluso 144 aree geopolitiche colpite dal virus.
Gli studiosi hanno preso a riferimento un “periodo di esposizione”, ovvero la settimana tra il 7 e il 14 marzo ed hanno valutato l’andamento dei contagi a partire dai 14 giorni successivi (ovvero dal 21 marzo), per tenere conto del tempo d’incubazione del virus. Il numero di contagi al giorno 20 marzo è stato preso come riferimento rispetto al quale calcolare la variazione dei casi. Questa variazione è poi stata confrontata nelle diverse città considerate, stabilendo l’influenza dei diversi parametri – registrati nella settimana tra 7 e 14 marzo – sulle differenze osservate.
In definitiva, i risultati mostrano che effetti climatici come i cambiamenti di temperatura, non sembrano avere influenza sulla diffusione dell’epidemia da COVID-19
È stata, invece, trovata una correlazione negativa, seppur debole, con l’umidità, che secondo questo studio potrebbero quindi avere un leggero effetto sulla diminuzione della crescita pandemica. Ma in ogni caso i risultati mostrano come la maggiore influenza sulla circolazione del virus sia da attribuire agli interventi restrittivi in ognuno dei contesti geopolitici considerati, confermando l’utilità delle azioni intraprese.
Un seconda ricerca di due studiosi europei – ancora non sottoposta a revisione – è giunta a conclusioni differenti dalla prima. I ricercatori hanno costruito un modello per prevedere la diffusione del virus in futuro, confrontando l’andamento dell’epidemia in varie zone geografiche con dati di carattere ambientale. Gli autori individuano una correlazione tra l’andamento locale dell’epidemia e queste variabili ambientali. In particolare, sembra che il virus circoli più facilmente in presenza di temperature basse o comunque miti e in condizioni di scarsa umidità, facendo supporre che si potrebbe osservare una riduzione della circolazione del virus con l’estate [2].
Una terza ricerca piuttosto preliminare proposta da un gruppo di ricercatori cinesi, ha preso in considerazione la circolazione del virus in 100 città cinesi in tre giorni alla fine di gennaio, è giunta a concludere che il virus preferisce basse temperature e bassi livelli di umidità [3].
Quel che è noto è che in generale i virus respiratori tendono a circolare molto meno nella stagione estiva, in condizioni di alte temperature e forte umidità. Questo per questioni legate al cambiamento nelle abitudini delle persone – che trascorrono più tempo all’aria aperta e in spazi ampi rispetto all’inverno – e a un generale miglioramento delle condizioni di salute ma anche per fattori chimico fisici relativi alla distanza che i “droplet respiratori” che veicolano questi virus riescono a percorrere ed alla loro stabilità nell’aria. Inoltre condizioni di questo tipo influiscono anche sulla sopravvivenza del virus, suscettibile ai raggi UV del sole e sulla sua permanenza sulle superfici.
Un riferimento utile può essere quello del virus SARS-CoV, responsabile dell’epidemia del 2002-2003. È abbastanza certo il fatto che quel virus, strettamente “imparentato” al coronavirus attuale, soffrisse condizioni di alta temperatura ed umidità. Lo stesso non si può purtroppo dire per il virus MERS-CoV, che invece si è manifestato in zone del mondo caratterizzate proprio da un clima caldo (Medio Oriente).
In conclusione, stabilire con certezza la dipendenza tra la diffusione del virus e variabili climatiche, come temperatura e umidità, è una questione molto complessa e attualmente ancora oggetto di numerose ricerche. Ma il comportamento generale dei virus respiratori fa ben sperare che l’estate possa ridurre la circolazione.
Autori:
• Valeria Persichetti, dottoressa magistrale in Ingegneria Biomedica, editor della pagina
• Silvio Paone, dottore di ricerca in Malattie Infettive, Microbiologia e Sanità Pubblica, editor della pagina
Fonti:
[1] Impact of climate and public health interventions on the COVID-19 pandemic: A prospective cohort study, Peter Jüni, Martina Rothenbühle et al.- CMAJ- May 08, 2020
[2] Spread of SARS-CoV-2 Coronavirus likely constrained by climate, Araujo and Naimi, 2020
[3] High Temperature and High Humidity Reduce the Transmission of COVID-19, Wang et al, 2020

RG62
19-05-2020, 12:06
Il mio modesto parere che mi sono fatto è che il fattore più importante di tutti, riguardo la vita all'aperto, sono gli UV: il loro effetto sterilizzante è formidabile (si utilizzano anche in ambito industriale) ed in estate, causa l'irraggiamento solare, ce ne sono di più...

sanpei
19-05-2020, 12:14
Il mio modesto parere che mi sono fatto è che il fattore più importante di tutti, riguardo la vita all'aperto, sono gli UV: il loro effetto sterilizzante è formidabile (si utilizzano anche in ambito industriale) ed in estate, causa l'irraggiamento solare, ce ne sono di più...

Sono assolutamente d'accordo con te, aggiungerei che il caldo favorisce il distanziamento (se si escludono fenomeni tipo Papeete), e l'esposizione ai raggi solari potenzia le difese immunitarie grazie alla produzione di vitamina D. Carenza di questa vitamina sono state sicuramente associate ad una maggior incidenza e gravità dell'infezione.

Se sia preponderante il fattore "temperatura" o quello "irraggiamento UV" è molto difficile da stabilire, bisognerebbe portare il virus in luoghi soleggiati ma molto freddi, tipo deserto del Gobi ...ma credo che non sia praticabile a livello sperimentale.

Io desidererei un'estate non troppo calda ma molto, molto soleggiata ....

Peval
19-05-2020, 12:38
Sono d'accordo con quanto detto. "A sentimento" io dico che st'estate di riffa o di raffa ce la caveremo per i motivi già elencati (se non altro anche solo per la tendenza a stare meno al chiuso e più all'aperto). Però a ottobre ci risiamo, ed ora sta a chi ci governa e amministra non ripetere più le cazz** ehm cavolate viste quest inverno. Fare scorta a mani basse di DPI (in primis per il personale ospedaliero), tamponi, reagenti, rifare gli ospedali COVID ove tenere i malati non mischiandoli in altre strutture (soprattutto se case di riposo....crash//) ma soprattutto migliorare la tracciabilità e i sistemi per svolgere il test. Sarà indispensabile individuare il prima possibile i focolai e isolarli. Sarà anche interessante vedere come e se le tempistiche di ricomparsa del virus su numeri importanti saranno legate alla comparsa delle prime inversioni in pianura padana e nelle pianure centro europee. Un indizio non fa una prova, ma 2...

RG62
19-05-2020, 12:59
Se sia preponderante il fattore "temperatura" o quello "irraggiamento UV" è molto difficile da stabilire,

L'UV funziona di più: uccide!

Di sicuro anche la temperatura ha un effetto di contrasto nei confronti di virus e batteri (non per niente per combatterli, se infettati, ci viene la febbre).

Però temperature di 40°C (sia corporea sia ambientale) non uccidono la maggior parte dei microrganismi ma ne rallentano solo la riproduzione, per cui un'estate con 40°C ci ammzzerebbe più del Covid-19 sarcastic-

Marco Muratori ERM
19-05-2020, 13:08
Questo sarebbe il migliore periodo allora! Siamo nei sessanta giorni più "irradianti" .

Ecco allora perché qualcuno continua ad insistere con il ritrovato pericolo per Settembre..... Probabilmente penserà all'equinozio....

RG62
19-05-2020, 15:34
Questo sarebbe il migliore periodo allora! Siamo nei sessanta giorni più "irradianti" .



E' importante anche al copertura nuvolosa...


Ci si abbronza più in luglio che a maggio salut..

Gigiometeo
19-05-2020, 21:06
L'UV funziona di più: uccide!

Di sicuro anche la temperatura ha un effetto di contrasto nei confronti di virus e batteri (non per niente per combatterli, se infettati, ci viene la febbre).

Però temperature di 40°C (sia corporea sia ambientale) non uccidono la maggior parte dei microrganismi ma ne rallentano solo la riproduzione, per cui un'estate con 40°C ci ammzzerebbe più del Covid-19 sarcastic-

Dipende che tipo di UV però....

RG62
20-05-2020, 10:01
Dipende che tipo di UV però....


Be', certo, gli UV che si producono artificialmente per la disinfezione sono pericolosi anche per l'uomo per cui si utilizzano in ambienti confinati e protetti.


Quelli naturali che giungono sulla Terra hanno meno potere disinfettante (altrimenti non si sarebbe potuta sviluppare la vita), tuttavia esercitano anche questi un'azione non indifferente.
Basti vedere come si scottano, al sole, certi tipi di epidermidi fragili e i microrganismi sono quasi del tutto privi di qualunque protezione da questo agente fisico. drink2

sanpei
20-05-2020, 14:29
Riporto le parole del prefetto di Lodi Marcello Cadorna:
"Le aree più colpite dal coronavirus, non solo nel Nord Italia, sono quelle con i livelli peggiori di inquinamento. In Lombardia si sono parzialmente salvate solo le province di Como, Varese e Sondrio. Lodi è ai vertici nazionali per tumori. La questione ambientale oggi diventa un'emergenza sociale".

A riprova noto che la correlazione inquinamento - infezione è rafforzata proprio dalla riduzione attuale dei contagi dopo due mesi di netta riduzione dell'inquinamento, specie nelle città.

Simone
20-05-2020, 15:01
Riporto le parole del prefetto di Lodi Marcello Cadorna:
"Le aree più colpite dal coronavirus, non solo nel Nord Italia, sono quelle con i livelli peggiori di inquinamento. In Lombardia si sono parzialmente salvate solo le province di Como, Varese e Sondrio. Lodi è ai vertici nazionali per tumori. La questione ambientale oggi diventa un'emergenza sociale".

A riprova noto che la correlazione inquinamento - infezione è rafforzata proprio dalla riduzione attuale dei contagi dopo due mesi di netta riduzione dell'inquinamento, specie nelle città.

può essere vero, ma sono deduzioni, con tutto il rispetto del prefetto.
per avere risposte servirà ancora tempo come dicono gli epidemiologi

sanpei
20-05-2020, 15:15
può essere vero, ma sono deduzioni, con tutto il rispetto del prefetto.
per avere risposte servirà ancora tempo come dicono gli epidemiologi

Non può esserevero ....., E' vero .... quello che manca è la causalità dimostrata ma la correlazione è evidente dato che le prefetture hanno tutti i dati per dimostrarla.

L'analisi epidemiologica dovrà trovare il nesso tra le varie tipologie di inquinamento ambientale, tra cui andrebbe compreso anche il tabagismo, e la gravità e frequenza delle infezioni, in relazione anche all'età dei soggetti, alle loro condizioni fisiche e a tante altre variabili ... ma che le zone più colpite siano anche le più inquinate in Italia lo dimostra la differente incidenza tra la provincia di Piacenza e la Romagna ....

Simone
20-05-2020, 16:47
Non può esserevero ....., E' vero .... quello che manca è la causalità dimostrata ma la correlazione è evidente dato che le prefetture hanno tutti i dati per dimostrarla.

L'analisi epidemiologica dovrà trovare il nesso tra le varie tipologie di inquinamento ambientale, tra cui andrebbe compreso anche il tabagismo, e la gravità e frequenza delle infezioni, in relazione anche all'età dei soggetti, alle loro condizioni fisiche e a tante altre variabili ... ma che le zone più colpite siano anche le più inquinate in Italia lo dimostra la differente incidenza tra la provincia di Piacenza e la Romagna ....

non sono d'accordo, spesso si vede quello che si vuole vedere.
se uno sostiene che è una coincidenza sei in grado di smentirlo?
il contagio può essere partito in lombardia per n motivi e poi essersi diffuso in quella zona, che ha tutte quelle caratteristiche ambientali che descrivi.
ma possiamo escludere che se il contagio fosse partito e si fosse diffuso in un'altra zona, supponiamo la Sicilia, le cose sarebbero andate diversamente?

sanpei
20-05-2020, 17:05
Conosci il concetto di correlazione tra due variabili ?
Nr. casi COVID e inquinamento risultano correlati (in percentuale sulla popolazione ovviamente) e anche tanto ... poi sappiamo che in medicina le certezze sono poche ... ma questa è statistica non chiacchiere.

Altra variabile correlata (ma meno) la densità di popolazione, che influisce ovviamente anche sull'inquinamento. New York ti dice nulla ? A Napoli invece non è successo ....

Simone
20-05-2020, 18:05
Conosci il concetto di correlazione tra due variabili ?
Nr. casi COVID e inquinamento risultano correlati (in percentuale sulla popolazione ovviamente) e anche tanto ... poi sappiamo che in medicina le certezze sono poche ... ma questa è statistica non chiacchiere.

Altra variabile correlata (ma meno) la densità di popolazione, che influisce ovviamente anche sull'inquinamento. New York ti dice nulla ? A Napoli invece non è successo ....

mi sembri un pò aggressivo, cercavo solo di ragionare. ma se la metti così, avanti un altro...

sanpei
20-05-2020, 18:12
Tranquillo non ci sono problemi...però i post leggilo prima di commentare..

Simone
20-05-2020, 19:11
Tranquillo non ci sono problemi...però i post leggilo prima di commentare..

incorreggibile okkk//

RG62
21-05-2020, 10:09
ma questa è statistica non chiacchiere.




Fin dal liceo (Prof.ssa di Matematica e Fisica) e poi anche negli studi universitari successivi, mi è sempre stato insegnato che si possono confrontare tra loro solo dati omogenei.


Da quello che sento, su questa questione Covid-19, tutto si può dire tranne che i dati siano omogenei, ognuno mi pare li calcoli alla pene di segugio. drink//

sanpei
21-05-2020, 14:27
Quel che dici purtroppo è vero, ma in Italia le regioni che sono più in ritardo nel comunicare i propri dati sono proprio quelle più colpite (Lombardia e Piemonte), al sud sono stranamente efficienti.

Claudio67
21-05-2020, 18:52
Fin dal liceo (Prof.ssa di Matematica e Fisica) e poi anche negli studi universitari successivi, mi è sempre stato insegnato che si possono confrontare tra loro solo dati omogenei.


Da quello che sento, su questa questione Covid-19, tutto si può dire tranne che i dati siano omogenei, ognuno mi pare li calcoli alla pene di segugio. drink//

In Italia o nel mondo?

RG62
21-05-2020, 19:13
In Italia o nel mondo?


Italia e nel mondo.

Peval
23-05-2020, 09:17
a proposito di sars-cov-2 e raggi UV

https://academic.oup.com/jid/advance-article/doi/10.1093/infdis/jiaa274/5841129?fbclid=IwAR29L3MJhwGdinO_TvaSo1tJDHyswDiYb OO39yO9YYaO_22LL6TU4bedTCI#.Xse9aTFuLaE.facebook

RG62
24-05-2020, 15:17
a proposito di sars-cov-2 e raggi UV

https://academic.oup.com/jid/advance-article/doi/10.1093/infdis/jiaa274/5841129?fbclid=IwAR29L3MJhwGdinO_TvaSo1tJDHyswDiYb OO39yO9YYaO_22LL6TU4bedTCI#.Xse9aTFuLaE.facebook


okkk// drink2

Marco Muratori ERM
25-05-2020, 12:53
Fino a Settembre sulla base di questo studio saremmo a posto.

Poi da settembre, potrebbero presentarsi due problemi, ovvero il calo del sole combinato agli inevitabili casini che si saranno fatti in estate dalla gente. Basti guardare cosa succede solo in questi giorni, figuriamoci nel periodo di vacanza (per chi ci andrà ovviamente)....

Peval
26-05-2020, 09:43
Fino a Settembre sulla base di questo studio saremmo a posto.

Poi da settembre, potrebbero presentarsi due problemi, ovvero il calo del sole combinato agli inevitabili casini che si saranno fatti in estate dalla gente. Basti guardare cosa succede solo in questi giorni, figuriamoci nel periodo di vacanza (per chi ci andrà ovviamente)....

beh c'è da considerare che tra tutti i contagi solo una percentuale tra 1 e 2% è avvenuta tramite superfici (non mi ricordo dove l'avevo letto, ma ne sono abbastanza sicuro del valore) ed in luoghi chiusi. Quello che cala drasticamente in estate è il numero di contagi dovuto a contatto di superfici infette esposte agli UV e quindi all'aperto, ma quanto pesano sul totale? Per me poca roba...

sanpei
26-05-2020, 09:47
Secondo me calano anche i contagi respiratori, le goccioline infette evaporano più rapidamente ed esposte al sole distruggono il virus rapidamente, inoltre le persone si stanno meno addosso, tranne in caso di aperitivo "strusciato" ...

In ogni caso da circa 15 gg, nonostante la riapertura, i contagi sono crollati ...e i pochi contagiati per lo più non sono gravi, tanto che quasi nessuno entra in terapia intensiva.
Il caso del Brasile, dove non è certo fresco al momento, fa comunque capire che sono i comportamenti personali quelli decisivi per sconfiggere il virus (e certi politici impreparati).

RG62
26-05-2020, 10:39
Secondo me calano anche i contagi respiratori, le goccioline infette evaporano più rapidamente ed esposte al sole distruggono il virus rapidamente,



Esattamente: un conto è il contagio tramite le "droplet" in ambiente chiuso e con luce artificiale, una conto è all'aperto e alla luce del sole.

sanpei
26-05-2020, 21:11
Altre conferme:

C'è una correlazione "inversa" tra temperatura e mortalità dovuta all'epidemia di Sars-Cov-2? Si può dire che il caldo (o, comunque, l'aumento della temperatura) possa essere uno dei fattori, insieme al lockdown e al distanziamento sociale, del calo del numero di vittime causate dal Covid 19? La risposta sembra essere positiva, almeno a giudicare dai risultati di uno studio appena pubblicato dal Journal of Traslational Medicine. Autori dello studio sono tre gruppi di lavoro italo-statunitensi: quello dell'Institute of Human Virology dell'Università del Maryland, quello del Campus Biomedico di Roma e quello dello Science Park di Trieste. Le firme sotto il lavoro sono prestigiose: si va da Robert Gallo, Francesca Benedetti e Davide Zella (Baltimora), a Massimo Ciccozzi (Roma) a Maria Pachetti, Bruna Marini e Rudy Ippodrino (Trieste).

E lo studio potrebbe fornire anche una (sicuramente parziale) spiegazione al fenomeno osservato in Italia per cui il Nord, con il 45 per cento della popolazione ha fatto registrare l'80% dei contagi e l'86% dei morti. Come se nel nostro Paese ci fossero state due diverse pandemie: una disastrosa nelle regioni settentrionali, una molto più blanda nel centro-sud. La temperature più alte del Meridione potrebbero aver "aiutato" nel contenimento dell'epidemia.

Lo studio ha esaminato i dati relativi a 25 aree internazionali: la maggior parte negli Stati Uniti più Regno Unito, Belgio, Lombardia, Sicilia e Malta in Europa. In tutti i casi, mentre nel mese di marzo, contagi e mortalità non sembrano essere influenzate dalle temperature e il virus si diffonde in modo abbastanza omogeneo, in aprile, all'aumento delle temperature comincia a corrispondere un deciso calo della mortalità per milione di abitanti. Allo studio è stato applicato anche il parametro della latitudine con risultati che sembrano corrispondere: più a sud si va e più la mortalità scende...

Qualche spiegazione ce la forniscono il professor Massimo Ciccozzi (del Campus Biomedico di Roma) e il prof Davide Zella (vice di Robert Gallo) nell'istituto di virologia umana dell'Università del Maryland. "Sia chiaro - dice Zella - temperatura e latitudine emergono solo come un "coadiuvanti" delle misure di lockdown e distanziamento sociale. Senza le misure sarebbe stata una strage ancora più impressionante. Ma i dati in nostro possesso ci dicono che non si tratta di un fatto casuale. I parametri di verifica che si utilizzano in questo tipo di studi, lo escludono".

Ma quando si parla (e non è la prima volta) di un effetto di freno al contagio delle temperature più elevate, cosa significa materialmente? "Quello che abbiamo detto più volte - spiega il professor Ciccozzi - le goccioline di saliva (droplet) attraverso le quali 'viaggià il virus fanno meno strada, si seccano prima di arrivare a destinazione. E lo stesso accade quando si depositano sulle superfici dove il calore le secca in un tempo inferiore rispetto a quando le temperature sono più basse. Incide anche il fatto che, d'estate, viviamo di più all'aria aperta dove il virus ha maggiori difficoltà a passare da una persona all'altra purché si rispetti il distanziamento sociale. D'estate è anche più difficile avere il raffreddore, tossire e starnutire che sono gli atti involontari di maggiore propagazione del virus".

sanpei
07-07-2020, 10:39
Ipotesi interessante e suggestiva, per dimostrarla occorre trovare l' "attivatore del virus" ... un tempo si pensava ad influenze cosmiche o alla polvere dei meteoriti .... ora tocca alla scienza dare risposte esaustive.

Dal Sole 24 Ore:
"Altro che Cina e pipistrelli, il coronavirus potrebbe essere rimasto inattivo un po' in tutto il mondo per chissà quanti anni, prima di riattivarsi grazie a nuove condizioni ambientali favorevoli. È la tesi di Tom Jefferson, medico al Center for Evidence-Based Medicine (Cebm), con sede al Dipartimento di Scienze della salute delle cure primarie di Nuffield, presso l'Università di Oxford. Jefferson – secondo quanto riporta il quotidiano inglese The Telegraph - sostiene che ci siano prove sempre più consistenti che il virus fosse già altrove, ben prima che emergesse a Wuhan. Una teoria che farebbe traballare tutto ciò che sappiamo fino a oggi su questa pandemia.
La tesi si rafforza grazie alla scoperta di alcuni virologi spagnoli, che la scorsa settimana hanno annunciato di aver trovato tracce del coronavirus in campioni di acque reflue raccolti nel marzo 2019, circa dieci mesi prima che Wuhan diventasse il focolaio del mondo. Anche in Italia, giova ricordarlo, alcune tracce del virus sono state rinvenute nei campioni di acque reflue di Milano e Torino risalenti a metà dicembre 2019. E in Brasile una analisi analoga riporta a novembre. Tom Jefferson ritiene che molti virus siano inattivi in tutto il mondo ed emergano quando le condizioni diventano favorevoli. Un meccanismo che potrebbe anche voler dire che i virus riattivati possano svanire rapidamente dopo un picco. «Dov'è oggi il virus Sars 1? È appena scomparso» ha detto il medico inglese al Telegraph, aggiungendo, «Dobbiamo porci queste domande. Dobbiamo iniziare a ricercare l'ecologia del virus, capire come ha avuto origine, come è mutato. Penso che il virus fosse già qui, e “qui” significa ovunque. Potremmo essere davanti a un virus dormiente che è stato attivato dalle condizioni ambientali».

Per sostenere la sua teoria, Jefferson – che è anche professore alla Newcastle University - ricorda che a inizio febbraio c'è stato un caso di coronavirus alle Isole Falkland: «Com'è arrivato laggiù? Chi lo ha portato?». E poi ancora: «Una nave da crociera è andata dalla Georgia del Sud a Buenos Aires, i passeggeri sono stati sottoposti a screening e poi, l'ottavo giorno, quando hanno iniziato a navigare verso il Mare di Weddell, è emerso il primo caso di infezione. Dov'era il virus? Nel cibo preparato che era stato scongelato e attivato?».L'esperto ricorda che cose strane come questa «sono successe con l'influenza spagnola». Nel 1918 «circa il 30% della popolazione delle Samoa (isole dell'oceano Pacifico meridionale, ndr) morì di influenza spagnola e non aveva avuto alcuna comunicazione con il mondo esterno.

Quando il virus si «accende»
La spiegazione di quanto accaduto, allora, potrebbe essere solo che questi virus non vengono né vanno da nessuna parte. Sono sempre qui e qualcosa li accende, forse la densità umana o le condizioni ambientali. E questo è ciò che dovremmo cercare».Il dottor Jefferson ritiene che il virus possa essere trasmesso attraverso il sistema fognario o servizi igienici condivisi, non solo attraverso goccioline espulse parlando, tossendo e starnutendo. E per questo, insieme al collega Carl Henegehan (direttore del Cebm) chiedono un'indagine approfondita simile a quella condotta da John Snow nel 1854, che dimostrò come il colera si stesse diffondendo a Londra da un pozzo infetto a Soho. Per i due medici inglesi, insomma, si deve cambiare l'approccio di ricerca sul coronavirus. Perché la teoria della trasmissione respiratoria non sarebbe del tutto convincente. «I focolai devono essere investigati correttamente. Bisogna fare ciò che John Snow ha fatto con il colera. Mettere in discussione tutto, e iniziare a costruire ipotesi che si adattano ai fatti. Non viceversa»

RG62
07-07-2020, 10:46
Ipotesi interessante e suggestiva, per dimostrarla occorre trovare l' "attivatore del virus" ... un tempo si pensava ad influenze cosmiche o alla polvere dei meteoriti .... ora tocca alla scienza dare risposte esaustive.

Dal Sole 24 Ore:
"Altro che Cina e pipistrelli, il coronavirus potrebbe essere rimasto inattivo un po' in tutto il mondo per chissà quanti anni, prima di riattivarsi grazie a nuove condizioni ambientali favorevoli. È la tesi di Tom Jefferson, medico al Center for Evidence-Based Medicine (Cebm), con sede al Dipartimento di Scienze della salute delle cure primarie di Nuffield, presso l'Università di Oxford. Jefferson – secondo quanto riporta il quotidiano inglese The Telegraph - sostiene che ci siano prove sempre più consistenti che il virus fosse già altrove, ben prima che emergesse a Wuhan. Una teoria che farebbe traballare tutto ciò che sappiamo fino a oggi su questa pandemia.
La tesi si rafforza grazie alla scoperta di alcuni virologi spagnoli, che la scorsa settimana hanno annunciato di aver trovato tracce del coronavirus in campioni di acque reflue raccolti nel marzo 2019, circa dieci mesi prima che Wuhan diventasse il focolaio del mondo. Anche in Italia, giova ricordarlo, alcune tracce del virus sono state rinvenute nei campioni di acque reflue di Milano e Torino risalenti a metà dicembre 2019. E in Brasile una analisi analoga riporta a novembre. Tom Jefferson ritiene che molti virus siano inattivi in tutto il mondo ed emergano quando le condizioni diventano favorevoli. Un meccanismo che potrebbe anche voler dire che i virus riattivati possano svanire rapidamente dopo un picco. «Dov'è oggi il virus Sars 1? È appena scomparso» ha detto il medico inglese al Telegraph, aggiungendo, «Dobbiamo porci queste domande. Dobbiamo iniziare a ricercare l'ecologia del virus, capire come ha avuto origine, come è mutato. Penso che il virus fosse già qui, e “qui” significa ovunque. Potremmo essere davanti a un virus dormiente che è stato attivato dalle condizioni ambientali».

Per sostenere la sua teoria, Jefferson – che è anche professore alla Newcastle University - ricorda che a inizio febbraio c'è stato un caso di coronavirus alle Isole Falkland: «Com'è arrivato laggiù? Chi lo ha portato?». E poi ancora: «Una nave da crociera è andata dalla Georgia del Sud a Buenos Aires, i passeggeri sono stati sottoposti a screening e poi, l'ottavo giorno, quando hanno iniziato a navigare verso il Mare di Weddell, è emerso il primo caso di infezione. Dov'era il virus? Nel cibo preparato che era stato scongelato e attivato?».L'esperto ricorda che cose strane come questa «sono successe con l'influenza spagnola». Nel 1918 «circa il 30% della popolazione delle Samoa (isole dell'oceano Pacifico meridionale, ndr) morì di influenza spagnola e non aveva avuto alcuna comunicazione con il mondo esterno.

Quando il virus si «accende»
La spiegazione di quanto accaduto, allora, potrebbe essere solo che questi virus non vengono né vanno da nessuna parte. Sono sempre qui e qualcosa li accende, forse la densità umana o le condizioni ambientali. E questo è ciò che dovremmo cercare».Il dottor Jefferson ritiene che il virus possa essere trasmesso attraverso il sistema fognario o servizi igienici condivisi, non solo attraverso goccioline espulse parlando, tossendo e starnutendo. E per questo, insieme al collega Carl Henegehan (direttore del Cebm) chiedono un'indagine approfondita simile a quella condotta da John Snow nel 1854, che dimostrò come il colera si stesse diffondendo a Londra da un pozzo infetto a Soho. Per i due medici inglesi, insomma, si deve cambiare l'approccio di ricerca sul coronavirus. Perché la teoria della trasmissione respiratoria non sarebbe del tutto convincente. «I focolai devono essere investigati correttamente. Bisogna fare ciò che John Snow ha fatto con il colera. Mettere in discussione tutto, e iniziare a costruire ipotesi che si adattano ai fatti. Non viceversa»


Già, molto interessante okkk// drink2

sanpei
16-07-2020, 14:58
Direi che è l'affermazione definitiva, non è la temperatura il fattore chiave antiCOVID-19 ma, come pensavo da tempo, l'intensità dell'irraggiamento solare. Ergo tutti nel Sahara il prossimo inverno:

" I raggi ultravioletti hanno un effetto sull’epidemia di Sars-CoV-2? La risposta è sì, secondo un team italiano composto da medici e astrofisici che sta facendo un grosso lavoro sull’argomento (uno studio è disponibile in preprint a questo indirizzo, altri tre sono in preparazione). Gli autori fanno parte dell’Università degli Studi di Milano (dipartimento “Luigi Sacco”), Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e Istituto nazionale dei tumori. Mario Clerici, primo firmatario dei lavori, è professore ordinario di Immunologia all’Università di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi.

Professor Clerici, come siete arrivati a definire l’efficacia dei raggi ultravioletti nei confronti di Sars-CoV-2?

«Dapprima abbiamo utilizzato delle lampade a raggi Uv di tipo C, quelli che non arrivano sulla Terra perché bloccati dall’atmosfera. Per capirsi, sono simili ai dispositivi usati per purificare gli acquari. Nell’esperimento sono state posizionate sotto le lampade gocce di liquido di diverse dimensioni (droplet) contenenti Sars-CoV-2, per simulare ciò che può essere emesso parlando o con uno starnuto. Abbiamo valutato una dose bassa di virus (quella che può esserci in una stanza dove è presente un positivo), una dose cento volte più alta (che si può trovare in un soggetto con forma grave di Covid-19) e una quantità mille volte più alta, impossibile da trovare in un essere umano o in una qualunque situazione reale. In tutti tre i casi la carica virale è stata inattivata in pochi secondi al 99,9% da una piccola quantità di raggi UvC: ne bastano 2 millijoule per centimetro quadrato».



Avete fatto lo stesso esperimento con i raggi UvA e UvB, ovvero quelli che arrivano sulla superficie terrestre?

«Sì, e i risultati sono molto simili, ma li stiamo sistemando e quindi non sono ancora disponibili per la comunità scientifica. Partendo da questi dati ci siamo poi chiesti se ci fosse una correlazione tra irraggiamento solare e epidemiologia di Covid-19. Il lavoro degli astrofisici è stato raccogliere dati sulla quantità di raggi solari in 260 Paesi, dal 15 gennaio a fine maggio. La corrispondenza con l’andamento dell’epidemia di Sars-CoV-2 è risultata quasi perfetta: minore è la quantità di UvA e UvB, maggiore è il numero di infezioni. Questo potrebbe spiegarci perché in Italia, ora che è estate, abbiamo pochi casi e con pochi sintomi, mentre alcuni Paesi nell’altro emisfero — come quelli del Sud America, in cui è inverno — stanno affrontando il picco. Un caso a sé stante è rappresentato da Bangladesh, India e Pakistan dove, nonostante il clima caldo, le nuvole dei monsoni bloccano i raggi solari e quindi l’epidemia è in espansione. Sottolineo che, nell’analisi dei colleghi astrofisici, sono state prese in considerazione anche altre variabili, come l’uso della mascherina e il distanziamento interpersonale».

Secondo i vostri studi, quindi, potremmo stare tranquilli in spiaggia, anche senza mascherina?

«I nostri esperimenti portano ad affermare questo, senza dubbio...."

Simone
16-07-2020, 15:11
Direi che è l'affermazione definitiva, non è la temperatura il fattore chiave antiCOVID-19 ma, come pensavo da tempo, l'intensità dell'irraggiamento solare. Ergo tutti nel Sahara il prossimo inverno:

" I raggi ultravioletti hanno un effetto sull’epidemia di Sars-CoV-2? La risposta è sì, secondo un team italiano composto da medici e astrofisici che sta facendo un grosso lavoro sull’argomento (uno studio è disponibile in preprint a questo indirizzo, altri tre sono in preparazione). Gli autori fanno parte dell’Università degli Studi di Milano (dipartimento “Luigi Sacco”), Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e Istituto nazionale dei tumori. Mario Clerici, primo firmatario dei lavori, è professore ordinario di Immunologia all’Università di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi.

Professor Clerici, come siete arrivati a definire l’efficacia dei raggi ultravioletti nei confronti di Sars-CoV-2?

«Dapprima abbiamo utilizzato delle lampade a raggi Uv di tipo C, quelli che non arrivano sulla Terra perché bloccati dall’atmosfera. Per capirsi, sono simili ai dispositivi usati per purificare gli acquari. Nell’esperimento sono state posizionate sotto le lampade gocce di liquido di diverse dimensioni (droplet) contenenti Sars-CoV-2, per simulare ciò che può essere emesso parlando o con uno starnuto. Abbiamo valutato una dose bassa di virus (quella che può esserci in una stanza dove è presente un positivo), una dose cento volte più alta (che si può trovare in un soggetto con forma grave di Covid-19) e una quantità mille volte più alta, impossibile da trovare in un essere umano o in una qualunque situazione reale. In tutti tre i casi la carica virale è stata inattivata in pochi secondi al 99,9% da una piccola quantità di raggi UvC: ne bastano 2 millijoule per centimetro quadrato».



Avete fatto lo stesso esperimento con i raggi UvA e UvB, ovvero quelli che arrivano sulla superficie terrestre?

«Sì, e i risultati sono molto simili, ma li stiamo sistemando e quindi non sono ancora disponibili per la comunità scientifica. Partendo da questi dati ci siamo poi chiesti se ci fosse una correlazione tra irraggiamento solare e epidemiologia di Covid-19. Il lavoro degli astrofisici è stato raccogliere dati sulla quantità di raggi solari in 260 Paesi, dal 15 gennaio a fine maggio. La corrispondenza con l’andamento dell’epidemia di Sars-CoV-2 è risultata quasi perfetta: minore è la quantità di UvA e UvB, maggiore è il numero di infezioni. Questo potrebbe spiegarci perché in Italia, ora che è estate, abbiamo pochi casi e con pochi sintomi, mentre alcuni Paesi nell’altro emisfero — come quelli del Sud America, in cui è inverno — stanno affrontando il picco. Un caso a sé stante è rappresentato da Bangladesh, India e Pakistan dove, nonostante il clima caldo, le nuvole dei monsoni bloccano i raggi solari e quindi l’epidemia è in espansione. Sottolineo che, nell’analisi dei colleghi astrofisici, sono state prese in considerazione anche altre variabili, come l’uso della mascherina e il distanziamento interpersonale».

Secondo i vostri studi, quindi, potremmo stare tranquilli in spiaggia, anche senza mascherina?

«I nostri esperimenti portano ad affermare questo, senza dubbio...."

sulla base di queste conclusioni, se non debelliamo il virus del tutto, il problema si ripresenterà in autunno.

sanpei
16-07-2020, 15:27
Se avremo un autunno soleggiato, come spesso accade al sud, se manterremo le abitudini di stare il più possibile all'aperto (senza vietare il jogging come è stato fatto stupidamente), se al chiuso ci proteggeremo con distanziamento personale e mascherine obbligatorie ... e se sarà possibile usare lampade UV nei luoghi più affollati la soluzione sembra semplice.... ci vuole solo un po' di attenzione e disciplina. Quello che è stato scoperto per il COVID-19 molto probabilmente vale anche per altri virus a trasmissione simile (raffreddore, influenza etc.) .... quindi con queste precauzioni avremo anche meno problemi su questi fronti virali.

RG62
16-07-2020, 17:08
sulla base di queste conclusioni, se non debelliamo il virus del tutto, il problema si ripresenterà in autunno.

Nessun virus è mai debellato del tutto (a parte il Vaiolo).

La vaccinazione porta ad ostacolarne la diffusione ma tutti i virus sono sempre in giro e, ciclicamente, possono scatenare delle epidemie. Se si trova un vaccino contro il Covid-19 non lo si debellerà comunque al 100%, a meno di non rendere questo vaccino obbligatorio e comunque ciò accadrà solo dopo aver vaccinato almeno il 95% della popolazione...

Se avremo un autunno soleggiato, come spesso accade al sud, se manterremo le abitudini di stare il più possibile all'aperto (senza vietare il jogging come è stato fatto stupidamente), se al chiuso ci proteggeremo con distanziamento personale e mascherine obbligatorie ... e se sarà possibile usare lampade UV nei luoghi più affollati la soluzione sembra semplice.... ci vuole solo un po' di attenzione e disciplina. Quello che è stato scoperto per il COVID-19 molto probabilmente vale anche per altri virus a trasmissione simile (raffreddore, influenza etc.) .... quindi con queste precauzioni avremo anche meno problemi su questi fronti virali.

Esattamente: tutta una serie di comportamenti virtuosi e situazioni ambientali/climatiche favorevoli potranno contenere eventuali impennate di contagli.

sanpei
10-08-2020, 08:34
La correlazione tra virus e pessima qualità dell'aria è emerso, in particolare, da uno studio curato da ricercatori italiani e da medici della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima): le polveri sottili avrebbero esercitato un cosiddetto 'boost', ovvero un accelerazione nel contagio dell'infezione. A tal proposito, Leonardo Setti, ricercatore dell'Università di Bologna, ha così commentato: "Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un'accelerazione alla diffusione del Covid19. L'effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai".

RG62
23-10-2020, 16:46
Non c'entra con le condizioni climatiche ma lo ritengo moto interessante comunque:


https://www.youtube.com/watch?v=A617CTpFBSQ

sanpei
29-10-2020, 10:35
Credo che oramai non ci siano più dubbi, è un virus stagionale, favorito da comportamenti imbecilli:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/29/coronavirus-lepidemiologo-blachier-lesplosione-del-virus-e-legata-al-calo-delle-temperature-lockdown-totale-unica-soluzione/5983647/

RG62
29-10-2020, 10:54
Credo che oramai non ci siano più dubbi, è un virus stagionale, favorito da comportamenti imbecilli:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/29/coronavirus-lepidemiologo-blachier-lesplosione-del-virus-e-legata-al-calo-delle-temperature-lockdown-totale-unica-soluzione/5983647/


In Cina l'hanno debellato, nessuna attuale emergenza sarcastic-

Peval
29-10-2020, 11:05
Alcuni articoli che ho trovato interessanti. Il primo riporta l'Rt della diffusione del Sars-Cov-2 per varie situazioni quotidiane in uno studio fatto in 131 paesi:

https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(20)30785-4/fulltext?fbclid=IwAR3SQUPFs1Maf0WzBdaDeaOGf7A8Nj9P 61A6m0y1Mi26JMIFZ5Zre9y_2pQ

In particolare è interessante la tabella coi vari Rt in cui si vede che effettivamente scuole, eventi pubblici con assembramenti e trasporto pubblico portino a un Rt >1, quindi all'aumento dei contagi. Su come agire sul primo e terzo punto in particolare poi si potrebbe discutere giorni e giorni....

Un altro articolo interessante è il seguente:

https://aip.scitation.org/doi/10.1063/5.0029118?fbclid=IwAR0df-xCNd-oRfvhjPiKiaSMX6aEuqEyNBM53-Um28gbQrp4a3djOLHStrI

che parla di simulazione della diffusione dell'aerosol (potenziale veicolo di diffusione del virus) in una classe tenendo conto di vari "air flows". Il succo è: ventilazione forzata tipo aria condizionata ha un effetto di incrementare la diffusione, finestre aperte ne favoriscono la dispersione. E vabbè, si sapeva dai, però uno studio modellistico mancava drink2

sanpei
29-10-2020, 11:17
In Cina l'hanno debellato, nessuna attuale emergenza sarcastic-

allora puoi raggiungerli quando vuoi ...

sanpei
29-10-2020, 11:23
Alcuni articoli che ho trovato interessanti. Il primo riporta l'Rt della diffusione del Sars-Cov-2 per varie situazioni quotidiane in uno studio fatto in 131 paesi:

https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(20)30785-4/fulltext?fbclid=IwAR3SQUPFs1Maf0WzBdaDeaOGf7A8Nj9P 61A6m0y1Mi26JMIFZ5Zre9y_2pQ

In particolare è interessante la tabella coi vari Rt in cui si vede che effettivamente scuole, eventi pubblici con assembramenti e trasporto pubblico portino a un Rt >1, quindi all'aumento dei contagi. Su come agire sul primo e terzo punto in particolare poi si potrebbe discutere giorni e giorni....

Un altro articolo interessante è il seguente:

https://aip.scitation.org/doi/10.1063/5.0029118?fbclid=IwAR0df-xCNd-oRfvhjPiKiaSMX6aEuqEyNBM53-Um28gbQrp4a3djOLHStrI

che parla di simulazione della diffusione dell'aerosol (potenziale veicolo di diffusione del virus) in una classe tenendo conto di vari "air flows". Il succo è: ventilazione forzata tipo aria condizionata ha un effetto di incrementare la diffusione, finestre aperte ne favoriscono la dispersione. E vabbè, si sapeva dai, però uno studio modellistico mancava drink2

Ho letto anche io cose simili, modelli di diffusione studiati in Spagna e Asia, in sostanza stare al chiuso senz aereazione esterna con un positivo anche per soli 15 minuti significa contagio quasi certo, in particolare se si parla, urla, canta o ci si scambiano oggetti: quindi bar, ristoranti, mezzi di trasporto, palestre, luoghi di aggregazione chiusi dove si respira in modo forzato (es una banda di fiati o un coro), sono situazioni molto pericolose. Consiglio per tutti: cambiare l'aria ogni volta che sia possibile, nella classe di mia figlia aprono le finestre 10 minuti ogni ora per esempio, e diffidare dei luoghi chiusi mal aerati e affollati (banche e piccoli uffici con le finestre sbarrate, piccoli negozi, bar al chiuso, ascensori, metropolitane, etc.) .... come andrà a finire stavolta dipende da noi, rilassiamoci in casa ma fuori massima attenzione.

Simone
29-10-2020, 11:34
Ho letto anche io cose simili, modelli di diffusione studiati in Spagna e Asia, in sostanza stare al chiuso senz aereazione esterna con un positivo anche per soli 15 minuti significa contagio quasi certo, in particolare se si parla, urla, canta o ci si scambiano oggetti: quindi bar, ristoranti, mezzi di trasporto, palestre, luoghi di aggregazione chiusi dove si respira in modo forzato (es una banda di fiati o un coro), sono situazioni molto pericolose. Consiglio per tutti: cambiare l'aria ogni volta che sia possibile, nella classe di mia figlia aprono le finestre 10 minuti ogni ora per esempio, e diffidare dei luoghi chiusi mal aerati e affollati (banche e piccoli uffici con le finestre sbarrate, piccoli negozi, bar al chiuso, ascensori, metropolitane, etc.) .... come andrà a finire stavolta dipende da noi, rilassiamoci in casa ma fuori massima attenzione.

la mia esperienza personale di frequentazione di una persona poi risultata positiva:
siamo stati in macchina per mezz'ora con mascherina.
siamo stati 1 ora uno di fronte all'altra per cena.
non mi sono ammalato. potrei essere portatore sano, ma la sanità non mi ha chiamato per fare il tampone, quindi non lo so.

Peval
29-10-2020, 12:04
Penso che uno dei punti fondamentali sia quanto un asintomatico o presintomatico sia in grado di trasmettere il virus...e lì dipende da individuo a individuo. Per esperienza un mio amico ha contratto il virus da un asintomatico durante una cena in un ambiente al chiuso, io personalmente sono stato a contatto al chiuso con un mio amico positivo (pre-sintomatico, i sintomi gli sono comparsi 2 gg dopo) ma non mi sono ammalato (ho dovuto però fare quarantena e 2 tamponi). Le variabili da tenere in conto sono veramente tantissime, ambientee aerazione, carica virale del "donatore", sistema immunitario del "ricevente" etc... In ogni caso sembra praticamente certo che la maggior parte dei contagi che poi portano a focolai non contraollabili non avvengano in maniera omogenea (del tipo io mi ammalo, becco 2 miei amici e si ammalano anche loro e loro trasmettono il virus ad altrettanti amici etc...) ma ad "eventi". Del tipo in condizioni particolari una sola persona contagia 10 20 o 30 persone. Da lì è nata la storia dei "superdiffusori", ma bisogna stare attenti perchè è un termine che fa ricadere la colpa sull'individuo che trasmette il virus, quando in realtà i fattori dominanti sono appunto le condizioni di aerazione, ambiente, numero di persone etc....

sanpei
29-10-2020, 12:48
Cluster in un paese vicino al mio, 12 alunni infetti in tre classi ... contatto comune: il pranzo delle comunioni il 18 ottobre. Ovvio che tenere fermi i bambini festeggiati è impossibile, ma riunire parenti di diverse età e provenienze attorno ad un tavolo da 30 persone per ore e ore è una delle attività più pericolose che si possano immaginare. Molto peggio che stare 15 minuti in autobus, girati verso la parete e sospettosi. Il fattore determinante, a mio avviso, è il livello di attenzione che si pone nel tenere un comportamento distanziato e cauto... con dei bicchieri di alcool in mano risulta molto difficile.

RG62
29-10-2020, 12:55
Penso che uno dei punti fondamentali sia quanto un asintomatico o presintomatico sia in grado di trasmettere il virus...e lì dipende da individuo a individuo. Per esperienza un mio amico ha contratto il virus da un asintomatico durante una cena in un ambiente al chiuso, io personalmente sono stato a contatto al chiuso con un mio amico positivo (pre-sintomatico, i sintomi gli sono comparsi 2 gg dopo) ma non mi sono ammalato (ho dovuto però fare quarantena e 2 tamponi). Le variabili da tenere in conto sono veramente tantissime, ambientee aerazione, carica virale del "donatore", sistema immunitario del "ricevente" etc... In ogni caso sembra praticamente certo che la maggior parte dei contagi che poi portano a focolai non contraollabili non avvengano in maniera omogenea (del tipo io mi ammalo, becco 2 miei amici e si ammalano anche loro e loro trasmettono il virus ad altrettanti amici etc...) ma ad "eventi". Del tipo in condizioni particolari una sola persona contagia 10 20 o 30 persone. Da lì è nata la storia dei "superdiffusori", ma bisogna stare attenti perchè è un termine che fa ricadere la colpa sull'individuo che trasmette il virus, quando in realtà i fattori dominanti sono appunto le condizioni di aerazione, ambiente, numero di persone etc....


Più sono le variabili e più possiamo dire che, al momento, di questo virus e della sua diffusione non ne sappiamo ancora un cippa... perpless:_$%$

Una delle principali anomalie di questo virus è che, nella stragrande maggioranza dei casi, chi ne è colpito è asintomatico e non evolve in malattia.
E per fortuna! Perchè dall'altro canto parrebbe un virus con una forte tendenza alla propagazione.

Simone
29-10-2020, 14:37
Penso che uno dei punti fondamentali sia quanto un asintomatico o presintomatico sia in grado di trasmettere il virus...e lì dipende da individuo a individuo. Per esperienza un mio amico ha contratto il virus da un asintomatico durante una cena in un ambiente al chiuso, io personalmente sono stato a contatto al chiuso con un mio amico positivo (pre-sintomatico, i sintomi gli sono comparsi 2 gg dopo) ma non mi sono ammalato (ho dovuto però fare quarantena e 2 tamponi). Le variabili da tenere in conto sono veramente tantissime, ambientee aerazione, carica virale del "donatore", sistema immunitario del "ricevente" etc... In ogni caso sembra praticamente certo che la maggior parte dei contagi che poi portano a focolai non contraollabili non avvengano in maniera omogenea (del tipo io mi ammalo, becco 2 miei amici e si ammalano anche loro e loro trasmettono il virus ad altrettanti amici etc...) ma ad "eventi". Del tipo in condizioni particolari una sola persona contagia 10 20 o 30 persone. Da lì è nata la storia dei "superdiffusori", ma bisogna stare attenti perchè è un termine che fa ricadere la colpa sull'individuo che trasmette il virus, quando in realtà i fattori dominanti sono appunto le condizioni di aerazione, ambiente, numero di persone etc....

non hai menzionato la più importante: e bus de cul! haha//..

Peval
29-10-2020, 16:12
non hai menzionato la più importante: e bus de cul! haha//..

ah qua ti quoto assolutamente sarcastic-

sanpei
30-10-2020, 10:48
Sono certo che quasi tutti, per un motivo o per un altro, abbiano avuto la possibilità di vedere, nel corso della loro vita, un filmato qualunque che mostri la crescita batterica. Si vede un batterio che si divide in due, poi i due batteri diventano quattro, quindi otto, sedici e via raddoppiando finché lo spazio dell’inquadratura, che all’inizio del filmato era completamente vuota tranne che per un singolo batterio centrale, viene velocemente coperta da una densa e compatta superficie batterica. Si tratta di un tipico modello di crescita esponenziale. Lo stesso modello per cui molti scienziati, a partire dal presidente dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi, sono così preoccupati per il numero di contagi a cui si potrebbe arrivare nelle prossime settimane qualora non si riuscisse ad arginare la violenza espansiva del Sars-Cov2.

Ma cos’è esattamente una crescita esponenziale? Apparentemente nulla di complicato: significa crescere in questo modo: 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128. In altre parole: raddoppiare e poi raddoppiare di nuovo e quindi raddoppiare ancora. Tutti dovrebbero essere in grado di afferrarne il senso. In realtà, la vera comprensione di cosa sia una crescita esponenziale è molto rara. Anche se il concetto sembra semplice, in realtà soltanto in pochi riescono a estrapolare da una serie di dati crescenti in maniera esponenziale, i risultati finali di questa inarrestabile progressione.

Nella nostra esperienza quotidiana non veniamo mai in contatto con crescite di questo tipo. Siamo abituati a modelli lineari, per cui oggi si ammala una persona, domani un’altra, poi un’altra ancora e il processo continua secondo questa sequenza. La mente umana non riesce a cogliere intuitivamente la natura esplosiva della crescita esponenziale. Lo sappiamo da tanto tempo. Oltre 40 anni fa una serie di esperimenti effettuati in Olanda da Willem Wagenaar e dai suoi colleghi accertò che mostrando ad un numero molto alto di persone un’ipotetica serie di valori di inquinamento atmosferico che partendo da un valore basso di 3 cresceva annualmente in modo esponenziale a 7, 20, 55 e, infine, 148, quando si chiedeva di predire intuitivamente quale sarebbe stato il valore di quest’indice in 5 anni, si ottenevano stime intorno al 10% del valore reale. Numerosi esperimenti successivi hanno osservato risultati simili dimostrando al di là di ogni dubbio che la nostra capacità istintiva di predire la crescita deriva tipicamente da proiezioni rettilinee di piccoli incrementi iniziali. È un fenomeno verso il quale dovremmo avere tutti una salutare attenzione, infatti dalla crescita della popolazione all’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera, dalla crescita economica all’andamento delle pandemie, dall’aumento della capacità di calcolo dei computer alla crescita dei contenuti in internet, molto di ciò che ci interessa segue un modello di crescita esponenziale.

Vi lascio con un drammatico rompicapo esponenziale: se il numero totale di ricoverati in terapia intensiva raddoppia ogni settimana così che la prima settimana ci sono 100 pazienti, la seconda settimana 200, la terza 400 e così via con una progressione tale che in 7 settimane non ci saranno più posti disponibili, quante settimane ci vorranno per occupare la metà dei posti? Ci siete arrivati? La risposta è 6 settimane, inoltre dopo 3 settimane i posti occupati sarebbero meno del 10% dei disponibili. Non è intuitivo. È questo il subdolo pericolo dei fenomeni esponenziali: tutto sembra funzionare perfettamente fin quando, di colpo, nulla funziona più. È il medesimo motivo per cui nello stesso momento si trovano persone molto preoccupate come Giorgio Parisi e tanti altri che, invece, non riescono neanche a immaginare il motivo di tanta preoccupazione. Io non avrei dubbi su chi ascoltare.

Stefano Mancuso La Repubblica

RG62
30-10-2020, 11:56
Sono certo che quasi tutti, per un motivo o per un altro, abbiano avuto la possibilità di vedere, nel corso della loro vita, un filmato qualunque che mostri la crescita batterica. Si vede un batterio che si divide in due, poi i due batteri diventano quattro, quindi otto, sedici e via



Stefano Mancuso La Repubblica


La replicazione batterica non c'entra nulla con quella virale, hanno meccanismi completamente differenti, ma se è per fare un esempio e far comprendere un andamento esponenziale si può soprassedere...

Pedro
30-10-2020, 11:58
Sono certo che quasi tutti, per un motivo o per un altro, abbiano avuto la possibilità di vedere, nel corso della loro vita, un filmato qualunque che mostri la crescita batterica. Si vede un batterio che si divide in due, poi i due batteri diventano quattro, quindi otto, sedici e via raddoppiando finché lo spazio dell’inquadratura, che all’inizio del filmato era completamente vuota tranne che per un singolo batterio centrale, viene velocemente coperta da una densa e compatta superficie batterica. Si tratta di un tipico modello di crescita esponenziale. Lo stesso modello per cui molti scienziati, a partire dal presidente dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi, sono così preoccupati per il numero di contagi a cui si potrebbe arrivare nelle prossime settimane qualora non si riuscisse ad arginare la violenza espansiva del Sars-Cov2.

Ma cos’è esattamente una crescita esponenziale? Apparentemente nulla di complicato: significa crescere in questo modo: 1, 2, 4, 8, 16, 32, 64, 128. In altre parole: raddoppiare e poi raddoppiare di nuovo e quindi raddoppiare ancora. Tutti dovrebbero essere in grado di afferrarne il senso. In realtà, la vera comprensione di cosa sia una crescita esponenziale è molto rara. Anche se il concetto sembra semplice, in realtà soltanto in pochi riescono a estrapolare da una serie di dati crescenti in maniera esponenziale, i risultati finali di questa inarrestabile progressione.

Nella nostra esperienza quotidiana non veniamo mai in contatto con crescite di questo tipo. Siamo abituati a modelli lineari, per cui oggi si ammala una persona, domani un’altra, poi un’altra ancora e il processo continua secondo questa sequenza. La mente umana non riesce a cogliere intuitivamente la natura esplosiva della crescita esponenziale. Lo sappiamo da tanto tempo. Oltre 40 anni fa una serie di esperimenti effettuati in Olanda da Willem Wagenaar e dai suoi colleghi accertò che mostrando ad un numero molto alto di persone un’ipotetica serie di valori di inquinamento atmosferico che partendo da un valore basso di 3 cresceva annualmente in modo esponenziale a 7, 20, 55 e, infine, 148, quando si chiedeva di predire intuitivamente quale sarebbe stato il valore di quest’indice in 5 anni, si ottenevano stime intorno al 10% del valore reale. Numerosi esperimenti successivi hanno osservato risultati simili dimostrando al di là di ogni dubbio che la nostra capacità istintiva di predire la crescita deriva tipicamente da proiezioni rettilinee di piccoli incrementi iniziali. È un fenomeno verso il quale dovremmo avere tutti una salutare attenzione, infatti dalla crescita della popolazione all’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera, dalla crescita economica all’andamento delle pandemie, dall’aumento della capacità di calcolo dei computer alla crescita dei contenuti in internet, molto di ciò che ci interessa segue un modello di crescita esponenziale.

Vi lascio con un drammatico rompicapo esponenziale: se il numero totale di ricoverati in terapia intensiva raddoppia ogni settimana così che la prima settimana ci sono 100 pazienti, la seconda settimana 200, la terza 400 e così via con una progressione tale che in 7 settimane non ci saranno più posti disponibili, quante settimane ci vorranno per occupare la metà dei posti? Ci siete arrivati? La risposta è 6 settimane, inoltre dopo 3 settimane i posti occupati sarebbero meno del 10% dei disponibili. Non è intuitivo. È questo il subdolo pericolo dei fenomeni esponenziali: tutto sembra funzionare perfettamente fin quando, di colpo, nulla funziona più. È il medesimo motivo per cui nello stesso momento si trovano persone molto preoccupate come Giorgio Parisi e tanti altri che, invece, non riescono neanche a immaginare il motivo di tanta preoccupazione. Io non avrei dubbi su chi ascoltare.

Stefano Mancuso La Repubblica

Non fa una piega.. Eppure qualcuno ancora nega l'evidenza, e ancor peggio, purtroppo e altri gli vanno dietro..

RG62
30-10-2020, 12:29
Non fa una piega.. Eppure qualcuno ancora nega l'evidenza, e ancor peggio, purtroppo e altri gli vanno dietro..


C'è chi nega l'evidenza e c'è chi non sa governare l'evidenza.

Notizia di ieri: le terapie intensive sono piene al 20%, non mi sembra per ora (e sottolineo per ora) un'emergenza...

Inoltre, sapete che se una persona fa in sequenza 5 tamponi (ovviamente nei corretti intervalli) e viene 5 volte positivo, il sistema lo calcola come 5 differnti persone positive? Ergo: considerato che moltissime persone contagiate hanno come minimo due tamponi positivi, le persone positive sono esponenzalmente molto meno...

I numeri sono molto difficili da maneggiare...

Simone
30-10-2020, 13:28
Non preoccupatevi troppo, c'è ancora chi sostiene che la terra sia piatta

sanpei
30-10-2020, 15:36
C'è chi nega l'evidenza e c'è chi non sa governare l'evidenza.

Notizia di ieri: le terapie intensive sono piene al 20%, non mi sembra per ora (e sottolineo per ora) un'emergenza...

Inoltre, sapete che se una persona fa in sequenza 5 tamponi (ovviamente nei corretti intervalli) e viene 5 volte positivo, il sistema lo calcola come 5 differnti persone positive? Ergo: considerato che moltissime persone contagiate hanno come minimo due tamponi positivi, le persone positive sono esponenzalmente molto meno...

I numeri sono molto difficili da maneggiare...

In effetti è vero, le ns amministrazioni non sanno maneggiare bene i numeri, reagiscono solo quando sono al collasso e molti ospedali (non nella nostra regione...) lo sono già.
Sarebbe stato utilissimo avere un database dei tamponi fatti, delle persone trovate positive o negative, per età, sesso, gruppo sanguigno, professione etc. per sapere dove e come ci si infetta e quali sono le attività pericolose e quali no ... purtroppo non è stato tenuto in modo omogeneo per cui ci dobbiamo basare su dati incompleti e modelli elaborati all'estero ... un'occasione mancata che ci costerà morti e perdita di PIL ... oltre a tutto il caos che si vede ora in giro.
La matematica e la statistica sono i migliori alleati nel governare le crisi, gli Inglesi hanno vinto la seconda guerra mondiale grazie ad essa e alla capacità di elaborazione dati ...ma noi non abbiamo ancora imparato la lezione di 75 anni fa.

novalis
30-10-2020, 16:35
Comunque, col **** che abbiamo, ci vuol niente che l'atteso inverno epocale arrivi quest'anno quando saremo tutti chiusi in casa

Simone
30-10-2020, 19:37
Comunque, col **** che abbiamo, ci vuol niente che l'atteso inverno epocale arrivi quest'anno quando saremo tutti chiusi in casa

Te fallo arrivare, al resto ci penseremo drink2

massimop
01-11-2020, 19:16
Inoltre, sapete che se una persona fa in sequenza 5 tamponi (ovviamente nei corretti intervalli) e viene 5 volte positivo, il sistema lo calcola come 5 differnti persone positive? Ergo: considerato che moltissime persone contagiate hanno come minimo due tamponi positivi, le persone positive sono esponenzalmente molto meno...




Sei sicuro di questa cosa?
Nel repository ufficiale della protezione civile:
https://github.com/pcm-dpc/COVID-19/blob/master/dati-andamento-nazionale/dpc-covid19-ita-andamento-nazionale.csv
dal 19/04, si distingue il numero totale di tamponi eseguiti (cumulato a partire dal 24/02) dal numero totale di casi testati. Ad oggi risultano quasi 16 milioni di test eseguiti, a fronte di quasi 10 milioni di casi testati.
E' vero che i casi testati possono corrispondere alla stessa persona (ad esempio, un conoscente ha fatto tampone - negativo - ad agosto perchè rientrava da zona a rischio e di nuovo tampone - negativo - la settimana scorsa perchè c'è stato un positivo nel suo ufficio ==> stessa persona, 2 casi), però a me risulta che una volta che il caso è aperto, i tamponi successivi di controllo (anche se positivi) incrementano il numero totale di test, non il numero dei casi.

Simone
01-11-2020, 19:46
Sei sicuro di questa cosa?
Nel repository ufficiale della protezione civile:
https://github.com/pcm-dpc/COVID-19/blob/master/dati-andamento-nazionale/dpc-covid19-ita-andamento-nazionale.csv
dal 19/04, si distingue il numero totale di tamponi eseguiti (cumulato a partire dal 24/02) dal numero totale di casi testati. Ad oggi risultano quasi 16 milioni di test eseguiti, a fronte di quasi 10 milioni di casi testati.
E' vero che i casi testati possono corrispondere alla stessa persona (ad esempio, un conoscente ha fatto tampone - negativo - ad agosto perchè rientrava da zona a rischio e di nuovo tampone - negativo - la settimana scorsa perchè c'è stato un positivo nel suo ufficio ==> stessa persona, 2 casi), però a me risulta che una volta che il caso è aperto, i tamponi successivi di controllo (anche se positivi) incrementano il numero totale di test, non il numero dei casi.

Concordo

RG62
02-11-2020, 09:40
Ma i numeri con i quali ci bombardano ogno giorno a cosa si riferiscono, ai nuovi positivi o ai nuovi casi?

Claudio67
02-11-2020, 12:02
Ma i numeri con i quali ci bombardano ogno giorno a cosa si riferiscono, ai nuovi positivi o ai nuovi casi?

È la stessa cosa mi pare.

RG62
02-11-2020, 12:34
È la stessa cosa mi pare.


No, perchè se io oggi sono positivo ma lo ero anche 10 gg fa e 20 gg fa, sono sempre 1 individuo ma con 3 casi di positività.

sanpei
02-11-2020, 13:06
Al momento non si vedono ondate di freddo in arrivo, lo dico col rammarico dell'appassionato meteo, ma almeno non saremo costretti ad ammassarci ulteriormente nei mezzi pubblici e nei luoghi chiusi e potremo ancora pranzare all'aperto al sole o prendere un caffè sui tavolini di un bar ... prima che chiudano tutto di nuovo grazie ai soliti noti che non possono rinunciare mai a nulla.

Garese
03-11-2020, 08:05
No, perchè se io oggi sono positivo ma lo ero anche 10 gg fa e 20 gg fa, sono sempre 1 individuo ma con 3 casi di positività.

Appunto, quindi solo 20 giorni fa eri "un nuovo positivo e un nuovo caso", che sono la stessa cosa ;)

RG62
03-11-2020, 17:04
Appunto, quindi solo 20 giorni fa eri "un nuovo positivo e un nuovo caso", che sono la stessa cosa ;)
... ma oggi sarei un nuovo positivo ma sempre lo stesso caso di 20 gg fa.

massimop
03-11-2020, 19:39
Ma i numeri con i quali ci bombardano ogno giorno a cosa si riferiscono, ai nuovi positivi o ai nuovi casi?

No, perchè se io oggi sono positivo ma lo ero anche 10 gg fa e 20 gg fa, sono sempre 1 individuo ma con 3 casi di positività.

Provo a rispondere per come l'ho capita io, con alcune "limitazioni di responsabilità":
- l'argomento è scivoloso ... ho visto in altri contesti discussioni su questo tema che sono andate a ramengo alla velocità della luce
- non ho intenzione di convincere nessuno per forza, prendetele come opinioni personali
- parto dai messaggi di RG62 non perchè abbia qualcosa di personale nei suoi confronti (ovviamente non è così), ma perchè per primo ha sostenuto l'ipotesi che i tamponi di controllo su un caso aperto venissero conteggiati come nuovi positivi

Come riportato nel messaggio precedente i dati ufficiali sono disponibili qua:
https://github.com/pcm-dpc/COVID-19/blob/master/dati-andamento-nazionale/dpc-covid19-ita-andamento-nazionale.csv
Ci sono diverse dashboard per la loro visualizzazione.
Quella della protezione civile è questa:
http://opendatadpc.maps.arcgis.com/apps/opsdashboard/index.html#/b0c68bce2cce478eaac82fe38d4138b1
A me piace più questa (che prende in ingresso sempre gli stessi dati):
https://datastudio.google.com/reporting/91350339-2c97-49b5-92b8-965996530f00/page/RdlHB

Consideriamo una singola persona.
Ci sono situazioni (ad esempio insorgenza di sintomi, attività di contact tracing, positività ad esami sierologici ed altre) a seguito delle quali potrebbe venire prescritto ed eseguito il cosiddetto tampone. In questa eventualità la persona diventa un nuovo caso (nel file .csv va ad incrementare la colonna "casi_testati",nella seconda dashboard i campi "Tested People").
Se il tampone risulta negativo, il caso si chiude.
Se il tampone risulta positivo, allora il soggetto diventa sia un nuovo positivo che un attualmente positivo (nel file .csv va ad incrementare rispettivamente le colonne "totale_casi" e "totale_positivi" , nella seconda dashboard rispettivamente i campi "Total Cases" ed "Active Cases"). Fintanto che il soggetto è positivo, potrebbe essere classificato in isolamento domicilare oppure ricoverato con sintomi (eventualmente in terapia intensiva). Il caso si chiude solo a seguito di avvenuta guarigione certificata da tampone negativo (nel file .csv va ad incrementare la colonna "dimessi_guariti", nella seconda dashboard il campo "recovered") oppure a seguito di morte. Quando si chiude il caso, decrementa di 1 unità il totale degli attualmente positivi (nel file .csv decrementa di 1 la colonna "totale_positivi", nella seconda dashboard il campo "Active Cases").
I tamponi di controllo che risultassero positivi su un caso già aperto, non vanno ad incrementare i conteggi dei positivi (totali e/o attivi).

Fino ad oggi quindi sono stati eseguiti quasi 17 milioni di tamponi, per seguire quasi 10 milioni di casi, dei quali poco più di 9 milioni sono stati "aperti" e chiusi con tampone negativo.
Circa 760000 è il numero totale di casi di positività accertata ad oggi.
I casi attualmente positivi, dopo avere raggiunto un minimo di circa 12000 nella seconda metà di luglio, hanno ricominciato ad aumentare e ad oggi sono poco più di 400000.
Prendendo i dati di oggi, i nuovi positivi risultano essere 28241, mentre l'incremento degli attualmente positivi è di "sole" 21630 unità, perchè nel mentre sono state dichiarate guarite 6258 persone e decedute altre 353).
Non rientrano in queste statistiche tutti quelli che sono in isolamento domiciliare/quarantena in quanto contatti stretti di qualche positivo, ma che non hanno fatto almeno un tampone (per qualsiasi ragione). Stessa cosa per quelli che sono a casa malati, ma non hanno una diagnosi certificata da tampone positivo.

Io l'ho capita così.
Chiedo scusa per la lunghezza.
drink2

RG62
04-11-2020, 12:07
Macchè scusa per la lunghezza! Anzi, grazie per l'esustiva trattazione.

sanpei
05-11-2020, 09:40
Un lieve aumento della concentrazione di polveri sottili nell'aria (appena un microgrammo in più di particelle PM 2.5 per metro cubo di aria) potrebbe portare a un aumento dell’11% della mortalità per Covid. Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto da Francesca Dominici, della scuola di epidemiologia della Harvard University a Boston, basato sull'analisi di dati relativi a 3.089 contee statunitensi. Lo studio, già pubblicato sui siti che raccolgono le ricerche prima della revisione tra pari, è stato ora accettato sulla rivista scientifica.

In precedenza alcuni studi avevano ipotizzato che i livelli di PM2.5, ossia delle particelle con un diametro inferiore a 2,5 micrometri che possono provocare danni ai sistemi respiratorio e cardiovascolare, potessero in qualche modo influenzare la mortalità per Covid in quella regione. «Noi abbiamo guardato all'esposizione media alle PM 2.5 negli ultimi 16 anni, trovando una correlazione tra aumento di inquinamento e maggiore mortalità per Covid in una data zona - spiega Dominici all'Ansa - ma i risultati sono simili anche quando abbiamo considerato l'aumento medio delle PM 2.5 solo nell’ultimo anno».

Emerge che non è importante il livello di inquinamento di partenza in una data area, ma solo l’aumento: quindi anche in aree di per sé poco inquinate un aumento minimo delle PM 2.5 si associa a maggiore mortalità per Covid.

Simone
05-11-2020, 13:48
Un lieve aumento della concentrazione di polveri sottili nell'aria (appena un microgrammo in più di particelle PM 2.5 per metro cubo di aria) potrebbe portare a un aumento dell’11% della mortalità per Covid. Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto da Francesca Dominici, della scuola di epidemiologia della Harvard University a Boston, basato sull'analisi di dati relativi a 3.089 contee statunitensi. Lo studio, già pubblicato sui siti che raccolgono le ricerche prima della revisione tra pari, è stato ora accettato sulla rivista scientifica.

In precedenza alcuni studi avevano ipotizzato che i livelli di PM2.5, ossia delle particelle con un diametro inferiore a 2,5 micrometri che possono provocare danni ai sistemi respiratorio e cardiovascolare, potessero in qualche modo influenzare la mortalità per Covid in quella regione. «Noi abbiamo guardato all'esposizione media alle PM 2.5 negli ultimi 16 anni, trovando una correlazione tra aumento di inquinamento e maggiore mortalità per Covid in una data zona - spiega Dominici all'Ansa - ma i risultati sono simili anche quando abbiamo considerato l'aumento medio delle PM 2.5 solo nell’ultimo anno».

Emerge che non è importante il livello di inquinamento di partenza in una data area, ma solo l’aumento: quindi anche in aree di per sé poco inquinate un aumento minimo delle PM 2.5 si associa a maggiore mortalità per Covid.

Si intende un aumento protratto nel tempo immagino, non un picco di qualche giorno o settimana. Così, a rigor di logica...

campaz
06-11-2020, 20:24
Quindi i fumatori è più probabile che in caso di contagio abbiano bisogno di cure intensive, per cui la vendita di tabacco aumenta ancor di più il lavoro e carico negli ospedali.
Però quello non si vieta...

Simone
06-11-2020, 20:58
Quindi i fumatori è più probabile che in caso di contagio abbiano bisogno di cure intensive, per cui la vendita di tabacco aumenta ancor di più il lavoro e carico negli ospedali.
Però quello non si vieta...

Ogni stile di vita non salutare aumenta la pressione sul servizio sanitario, indipendentemente dal covid. Per esempio abuso di alcool, obesità, alimentazione povera di fibre, ecc...

campaz
07-11-2020, 05:55
Ogni stile di vita non salutare aumenta la pressione sul servizio sanitario, indipendentemente dal covid. Per esempio abuso di alcool, obesità, alimentazione povera di fibre, ecc...
Con la differenza che il vino assunto in piccole quantità non fa male e il cibo è indispensabile.
Mentre il fumo fa male e basta. Aumenta solo il carico sanitario e di conseguenza la spesa pubblica per la sanità.
Se è vero che giustamente vietiamo ai ristoratori di svolgere la loro attività per diminuire la pressione negli ospedali, allora ancora più giustamente bisognava bandire il tabacco ancora decenni fa.... l'eccessivo carico negli ospedali è sempre esistito, specie al sud.

Simone
07-11-2020, 19:46
Con la differenza che il vino assunto in piccole quantità non fa male e il cibo è indispensabile.
Mentre il fumo fa male e basta. Aumenta solo il carico sanitario e di conseguenza la spesa pubblica per la sanità.
Se è vero che giustamente vietiamo ai ristoratori di svolgere la loro attività per diminuire la pressione negli ospedali, allora ancora più giustamente bisognava bandire il tabacco ancora decenni fa.... l'eccessivo carico negli ospedali è sempre esistito, specie al sud.

Non sai quello che dici evidentemente... L'obesità è oggetto di una campagna di comunicazione tanto diffusa quanto ignorata, soprattutto al sud. L'alimentazione contribuisce come e più del fumo sulle malattie cardiovascolari.

Simone
07-11-2020, 19:53
Oltretutto sul tabacco qualcosa è stato fatto, vietando il fumo nei locali pubblici, mentre sull'alcool nulla, perché è inutile continuare a nascondersi dietro "il consumo di un dito di vino", il consumo di alcool è di gran lunga ben superiore e un problema ben conosciuto e molto diffuso

campaz
07-11-2020, 21:14
Non sai quello che dici evidentemente... L'obesità è oggetto di una campagna di comunicazione tanto diffusa quanto ignorata, soprattutto al sud. L'alimentazione contribuisce come e più del fumo sulle malattie cardiovascolari.
Stai dicendo delle cose ovvie, ma certe cose si possono risolvere facilmente e altre invece no, il fumo vieti la vendita ed hai già risolto il problema, esattamente come si fa con i ristoranti e bar che si chiudono e amen.
Come faresti invece con il cibo? mettiamo una tassa ad ogni chilo di sovrappeso? Forse sarebbe anche giusto dal momento che mediamente più sei obeso e maggiore è la spesa sanitaria per curarti, ma trovo la cosa irrealizzabile...

Simone
07-11-2020, 21:56
Stai dicendo delle cose ovvie, ma certe cose si possono risolvere facilmente e altre invece no, il fumo vieti la vendita ed hai già risolto il problema, esattamente come si fa con i ristoranti e bar che si chiudono e amen.
Come faresti invece con il cibo? mettiamo una tassa ad ogni chilo di sovrappeso? Forse sarebbe anche giusto dal momento che mediamente più sei obeso e maggiore è la spesa sanitaria per curarti, ma trovo la cosa irrealizzabile...

Cominciamo con l'educazione e l'informazione, non si può risolvere tutto a colpi di leggi e divieti.

Simone
07-11-2020, 22:07
Pochi ad esempio conoscono i danni provocati dai picchi dell'insulina. E ogni volta che mangiamo pasta e pane in abbondanza, soprattutto se da cereali raffinati, abbiamo un picco. Oltre 100 gr. è già in abbondanza. Comunque qui siamo ot, ma spero che ognuno abbia la curiosità per approfondire. Io vi posso consigliare i video su YouTube di Stefano Vendrame.

scarpasot
08-11-2020, 11:36
Odio il fumo ma se uno vuol fumare va lasciato fare, a patto che il suo fumo non vada a danneggiare altri, butti le cicche e pacchetti in giro. Così come i fumatori sono costosi per il ssn, lo sono anche gli obesi, gli alcolizzati, i ciclisti, i motociclisti e gli automobilisti spericolati, nonché gli sciatori e via discorrendo...allora cosa facciamo proibiamo tutto e viviamo infelici per tenere gli ospedali vuoti?

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Peval
01-04-2021, 16:25
Molto interessante:

" Using R0 as the measure of COVID‐19 transmission potential, we find stronger transmission of COVID‐19 under mildly warm (0°C < T < 20°C) and humid (RH > 60%) climate conditions, while extremely low (T < −2°C) and high (T > 20°C) temperature or a dry climate (RH < 60%) weakens transmission. The established nonlinear relationships between COVID‐19 transmission and climate conditions suggest that seasonal climate variability may affect the spread and severity of COVID‐19 infection, and temperate coastal regions with mildly warm and humid climate would be susceptible to large‐scale outbreaks."



Link alla pubblicazione: https://rmets.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/met.1985

sanpei
01-04-2021, 16:42
Molto interessante:

" Using R0 as the measure of COVID‐19 transmission potential, we find stronger transmission of COVID‐19 under mildly warm (0°C < T < 20°C) and humid (RH > 60%) climate conditions, while extremely low (T < −2°C) and high (T > 20°C) temperature or a dry climate (RH < 60%) weakens transmission. The established nonlinear relationships between COVID‐19 transmission and climate conditions suggest that seasonal climate variability may affect the spread and severity of COVID‐19 infection, and temperate coastal regions with mildly warm and humid climate would be susceptible to large‐scale outbreaks."



Link alla pubblicazione: https://rmets.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/met.1985

Beh allora tra poco è finita ...almeno nell'entroterra....

RG62
01-04-2021, 18:29
Beh allora tra poco è finita ...almeno nell'entroterra....




Basta guardare l'anno scorso: da fine maggio la curva ha cominciato a scendere quasi ad azzerarsi, fino a settembre...

Peval
01-04-2021, 18:39
Basta guardare l'anno scorso: da fine maggio la curva ha cominciato a scendere quasi ad azzerarsi, fino a settembre...

beh venivamo anche da un lockdown bello tosto che aveva frenato e di parecchio (se non quasi arrestato) la circolazione del virus. Piuttosto é interessante vedere come nella seconda parte dell'estate (quindi da agosto compreso in poi diciamo) nonostante il "libera tutti" sia nazionale sia internazionale con la ripresa del turismo non si sia assistito ad un aumento repentino dei contagi, che invece é avvenuto ad ottobre. Personalmente vedo piú questo come un indizio sulla questione drink2

maurino
01-04-2021, 19:54
la prossima estate dovrebbero crollare i contagi, tra vaccinazioni che almeno il 50% degli italiani faranno, se non di più, e la bella stagione che aiuta non poco, poi tutto dovrebbe finire ad inizio autunno se non prima, se non qualche caso qua e la fisiologico, se cosi non fosse vuol dire chei vaccini non servono a nulla.Poi vedasi israele e regno unito dove si sta quasi tornando alla normalità, altra cosa, le pandemie da virus x quel che so dopo i 2 anni tendono a svanire in modo naturale, non può durare in eterno, speram

maurino
01-04-2021, 19:55
e cavolo quando non hai + nessuno da infettare,o muori, o ti adatti,come tutti gli altri virus

RG62
02-04-2021, 09:56
beh venivamo anche da un lockdown bello tosto che aveva frenato e di parecchio (se non quasi arrestato) la circolazione del virus. Piuttosto é interessante vedere come nella seconda parte dell'estate (quindi da agosto compreso in poi diciamo) nonostante il "libera tutti" sia nazionale sia internazionale con la ripresa del turismo non si sia assistito ad un aumento repentino dei contagi, che invece é avvenuto ad ottobre. Personalmente vedo piú questo come un indizio sulla questione drink2
Stesse considerazioni che facevo io quando ad agosto passeggiavo sulla battigia piena di gente, in pochi con la mascherina (in effetti si era all'aperto).

Mi dicevo: ma se è così contagioso e l'incubazione media è di 15 gg, come mai oggi non c'è nessun contagiao per quello che è accaduto 15 gg fa?

leoniluc
02-04-2021, 10:48
Mettiamoci in mezzo anche il fatto che con il sole facciamo il pieno di vitamina "d", alcuni studi dicono che sia un grande beneficio per evitare o ridurre le conseguenze del contagio. Gurda caso il momento peggiore coincide con la fine inverno dove la vitamina d è ai minimi..... io personalmente è un mese che reintegro la vitamina d.

sanpei
02-04-2021, 11:38
Tutto vero quello che dite ragazzi, ma allora come si spiega il boom di contagi in Brasile, soprattutto in Amazzonia dove la temperatura non scende mai sotto i 20° ?
Idem in Sudafrica, Messico etc. ?
Non è così semplice, certo il sole e i raggi UV, la vitamina D e l'aria aperta col caldo aiutano a limitare il contagio ma non sono fattori escludenti al 100%, secondo me finchè non saremo vaccinati all'80% o più della popolazione ci toccherà mantenere le difese alzate come ora ....

Gigiometeo
02-04-2021, 11:53
Tutto vero quello che dite ragazzi, ma allora come si spiega il boom di contagi in Brasile, soprattutto in Amazzonia dove la temperatura non scende mai sotto i 20° ?
Idem in Sudafrica, Messico etc. ?
Non è così semplice, certo il sole e i raggi UV, la vitamina D e l'aria aperta col caldo aiutano a limitare il contagio ma non sono fattori escludenti al 100%, secondo me finchè non saremo vaccinati all'80% o più della popolazione ci toccherà mantenere le difese alzate come ora ....

Infatti la componente climatica è marginale, sì, può condizionare leggermente ma nulla più. Vaccini in primis, e rispetto delle norme in caso di pandemia, e qui l'italietta si è manifestata in tutta la sua inadeguatezza, a partire dalla cabina di regia.
drink2

Peval
02-04-2021, 12:18
E' molto probabile (per non dire oramai quasi certo) che quello che faccia la differenza nella trasmissione del virus infatti siano i comportamenti dell'individuo piuttosto che le misure imposte (lockdown o altre restrizioni):

https://science.sciencemag.org/content/371/6531/eabd9338

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/eci.13484

Il clima puó avere qualche effetto marginale nel rallentare o favorire la trasmissione del virus tramite gli effetti su aerosol/droplets ma sicuro l'impatto piú grande ce l'ha sulle abitudini delle persone. Molto probabilmente durante l'estate comportamenti sbagliati (assembramenti, non utilizzo di mascherine, no distanziamento etc...) venivano mitigati dal fatto che appunto si stava all'aperto il piú possibile, diminuendo significativamente la probabilitá di contagio. E' oramai provato che la stra grande maggioranza dei contagi avvengono al chiuso quando in famiglia o tra amici o sul luogo di lavoro o in altre situazioni in cui viene a mancare il distanziamento. Per cui se anche in un paese dal clima caldo comunque si vive in famiglie numerose e si viene a contatto con molte altre persone nel quotidiano (penso allo stile di vita delle periferie di San Paolo o Cittá del messico o alla vita tribale nell'amazzonia) é chiaro che il contagio del fatto che sia caldo se ne frega. Probabilmente l'estate 2020 italiana ma anche europea é stata "me ne infischio delle norme varie, ma dato che fa caldo tendo a stare all'aperto", e probabilmente quello ha aiutato parecchio. La catastrofe é avvenuta quando tali comportamenti sono stati portati al chiuso da ottobre in poi, da lí in poi é successa la catastrofe. Mia opinione, sia chiaro drink2

RG62
02-04-2021, 16:13
La catastrofe é avvenuta quando tali comportamenti sono stati portati al chiuso da ottobre in poi, da lí in poi é successa la catastrofe. Mia opinione, sia chiaro drink2
Che condivido pure io, per quel che può contare...

sanpei
04-05-2021, 08:50
Nell'India pre-monsonica al momento le temperature superano i 40° ovunque ... direi che il Covid (almeno le nuove varianti) sopravvive bene al caldo ... il problema vero sono i comportamenti di massa anche all'aperto ... vedi Piazza Duomo a Milano.

Marco Muratori ERM
04-05-2021, 12:58
Non ci salteremo fuori velocemente, mio personalissimo parere.

Anche vaccinassero il 90% della popolazione.

Immunità di gregge si verificherebbe soltanto se il virus fosse lo stesso del primo vaccino, ma lui cambia cambia, cambia....

E' un dato di fatto, lo dicono gli stessi virologi, che di fronte a certe varianti, non c'è più la stessa rispondenza del vaccino e di fronte ad alcune addirittura sia ormai obsoleto.
Utopia delle utopie (impensabile e impossibile) bisognava a dicembre vaccinare tutti gli abitanti della terra in 7 giorni, per non dare il tempo al virus di variare....

Poi magari gli effetti non penso più saranno devastanti, anzi penso lo saranno meno, decisamente meno, ma ci saranno comunque, soprattutto al sopraggiungere dell'autunno......

sanpei
04-05-2021, 13:08
Il virus meno circola e meno cambia, e il virus circola quando circola l'uomo .... per cui bisogna mantenere una bassa circolazione umana ... anche se non tutti saranno d'accordo.