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Meteorologia Parliamo di meteorologia... |
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30-05-2023, 17:56 | #1911 |
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D'altronde tutte le pianure densamente abitate dei paesi civilizzati hanno dovuto arginare i fiumi. Poi, magari, dal momento che argini li devi fare, se lasciavano un posto più ampio da argine a argine era molto meglio, se li avessero fatti almeno larghi il doppio da argine a argine, allora si che potevamo permetterci anche un bel parco verde... ma anche adesso ci sono punti dove i fiumi sono belli larghi e gli alberi non danno nessun problema, il problema è dove il fiume è stretto, se metti anche chiome, poi a maggio hanno già anche le foglie, il flusso lo deve frenare per forza con conseguente montare di livello in altezza.
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31-05-2023, 23:13 | #1912 |
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Ascoltavo un po' delle cause alluvionali che girano per la maggiore, tra le più accreditate c'è sicuramente la cementificazione e il suolo impermeabilizzato. Poi leggo che in Emilia Romagna, il suolo asfaltato o cementificato è il 9%, quasi tutto in pianura.
Ora mi chiedo, ma lo sanno che l'alluvione è venuto dai fiumi? I quali hanno un bacino di scolo prevalentemente collinare e montano dove la cementificazione è praticamente insignificante. Possibile che nessuno sa che un terreno si può impermeabilizzare anche in modo naturale quando diventa saturo? |
01-06-2023, 06:06 | #1913 | |
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01-06-2023, 08:54 | #1914 |
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È più semplice così: per la cementificazione puoi dare la colpa a chi "sta ai piani alti", mentre per il cambiamento del clima non ci si vuole prendere la propria parte di responsabilità, nemmeno in proporzione...
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01-06-2023, 10:23 | #1915 | |
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_______ Luca |
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01-06-2023, 10:55 | #1916 |
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E' proprio il contrario. La narrazione tossica è che il cambiamento climatico sia la sola causa, e non ci puoi fare nulla. Ma il cambiamento climatico non è iniziato il 3 maggio 2023, non puoi negare l'evidenza di decenni di cattiva gestione del territorio come se non fosse tutto annunciato. E' evidente che torneranno lunghi periodi di siccità, si è mosso qualcuno per preparare invasi o sistemi di contenimento delle acque? E' evidente che gli eventi si stanno estremizzando, li aspettiamo come inevitabili e imprevedibili? Il il clima non è un'attenuante, è un’aggravante.La maggiore intensità delle piogge in periodi sempre più brevi è senza dubbio parte del cambiamento climatico, ma bisogna stare attenti a una certa retorica eccezionalista, il cambiamento climatico non è iniziato oggi
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_______ Luca |
01-06-2023, 11:22 | #1917 | |
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Da noi, il bacino di scolo del Lamone e il Montone è quasi esclusivamente collina e montagna, poi c'è anche la città di Faenza che ok scola nel fiume, ma è una percentuale irrisoria di territo quello cementificato in proporzione di tutto il bacino montano fino al confine della Toscana. Il fiume arrivava giù pieno per l'acqua che ha raccolto in collina e montagna, poi, una volta arginato nel suo corso verso il mare, l'acqua era troppa e sormontava gli argini in tanti punti per circa 15 km da Faenza fino a Traversara, rompendo poi in più punti. Poi chiaro che se costruisce dentro al fiume, stringendo il suo percorso, di certo non è un buon affare. Ma ripeto, anche un terreno inerbito, può diventare impermeabilizzato dopo tanta pioggia come successo quest'anno, siccome c'era già stata un altra pioggia abbondante a inizio maggio e l'autunno inverno non era stato proprio secco in Romagna. |
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01-06-2023, 11:58 | #1918 |
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600 mm di pioggia in due episodi non li avrebbe assorbiti neppure il miglior terreno esistente senza un mq di cemento. Il discorso cementificazione riguarda per lo più le alluvioni localizzate, ossia quando piove con molta intensità in un' area edificata e l'acqua arriva tutta insieme sulla rete di scolo che quindi non riesce a farvi fronte. Stavolta era tutta un'altra cosa come dice Campaz, piogge estese non particolarmente intense ma per un lungo periodo su di una area molto estesa già intrisa. Neppure buttando giù tutta la città quella quantità d'acqua sarebbe passata indenne. Ovviamente i danni maggiori hanno riguardato aree edificate nei pressi del fiume dove, col senno di poi, era meglio non costruire, ma essendo un evento MAI successo e completamente fuoriscala non era facile essere così previdenti.
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"Non si gioca a scacchi con i piccioni: ignorano le regole, buttano tutti i pezzi per aria, sporcano in giro (e gli piace farlo) e alla fine se ne vanno via tutti impettiti convinti di aver vinto una partita che non hanno nemmeno compreso". Mario Tozzi |
01-06-2023, 12:34 | #1919 |
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Dico che dobbiamo fare attenzione a come ci approcciamo all'evento, se diciamo che un nubifragio è di per sé una manifestazione del cambiamento climatico, non solo ci esponiamo a facili smentite, ma credendo di parlare di clima restiamo in realtà sul piano del meteo.
Partendo dagli archivi idrologici dobbiamo provare a leggere in cosa consista la crisi climatica. L’impatto di piogge sempre più forti e concentrate – dopo lunghi periodi di siccità – è direttamente proporzionale alla crescente modificazione del territorio, che è parte di un modello di sviluppo fortemente climalterante. Non nego che ci sarebbero stati danni anche nel giurassico, ma sostengo che i cambiamenti climatici e i nubifragi non sono paragonabili a un terremoto nelle responsabilità di gestione del territorio, le alluvioni si verificheranno sempre più spesso, quasi ogni volta che pioverà forte. Non solo qui, basta guardare Lombardia, Liguria, Piemonte ma anche Sicilia e Calabria. Parlare di emergenza solo dopo l'evento e parlare solo di ricostruire, è un loop che ci devasterà
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_______ Luca |
01-06-2023, 12:54 | #1920 |
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Allego intervento per il fiume Senio (zona di Castelbolognese).
Il fiume Senio si presenta come un caso di scuola. Ha retto nei tratti ove sono stati realizzati, seppure da poco tempo, investimenti adeguati in manutenzione straordinaria e ordinaria; ha svolto la sua funzione mitigatrice nei tratti in cui ampi spazi golenali demaniali hanno permesso di contenere e mitigare la quantità e la furia delle acque; è franato a piè di monte e a monte dove da decenni sono carenti stato di diritto e manutenzione ordinaria. Alla luce di queste brevi considerazioni, tenuto conto dell’esperienza e delle conoscenze acquisite nel corso di dieci anni di impegno volontario per la valorizzazione del nostro fiume, esprimiamo alcune considerazioni come contributo al dibattito in corso. Risanare in fretta le ferite. Tamponare le rotte che si sono prodotte lungo il corso dell’acqua va inteso come una priorità assoluta. Le forze attualmente in campo non sembrano equivalenti all’esigenza di tutela e sicurezza dei cittadini. Ridisegnare il sistema di sicurezza e di governo delle acque. Le misure di sicurezza dei nostri fiumi vanno adeguate ai nuovi scenari derivati dai cambiamenti climatici. Vanno viste e legate all’intero del sistema di governo delle acque nel territorio, comprendendo il fitto reticolo della rete scolante. Ai fiumi vanno ridati maggiori spazi, valutando la morfologia del terreno e le nuove vie che si è creato. Ampliando le golene, abbassandole ove possibile, attuando un sistema di casse di espansione lungo tutto il loro corso, variamente modulato, secondo i dettami della conoscenza e della tecnica geologica. Tutelare i centri abitati. Alla base del nuovo sistema di garanzia nel governo delle acque va posto l’obbiettivo della tutela dei centri abitati, in questo caso clamorosamente fallito. Maggiori risorse alla manutenzione. Alla manutenzione ordinaria e straordinaria va dedicata maggiore attenzione e soprattutto adeguate risorse economiche. Ad essa compete il tema del governo della vegetazione con l’obbiettivo anche di salvaguardare il corridoio ecologico. Pensiamo quindi – in assonanza con i dettami delle linee guida regionali – che la vegetazione in alveo vada gestita e non “pulita”. Nelle vallate, rallenta il deflusso e, sempre se controllata, è un bene; in pianura è da mantenere più giovane e flessibile, prevedendo, ove necessario, tagli selettivi intensi a tratti. Lo sfalcio degli argini e della piana golenale ad essi attigua deve essere adeguato e costante nel tempo come deterrente indispensabile al controllo delle tane degli animali escavatori. Per questo è necessario, per quanto riguarda il fiume Senio, nel suo tratto pedecollinare, risolvere il tema della certezza del diritto circa il governo di argini e golene. Governo partecipato dei fiumi. I fiumi sono infrastrutture complesse, mobili, legate alla vita dei cittadini e che spesso ne condizionano il livello. Sono, come abbiamo visto, entità difficilmente governabili. È quindi opportuno che, nella certezza del diritto e del pieno riconoscimento delle funzioni di ogni protagonista, il governo dei fiumi sia sostenuto dal concetto di partecipazione. Il popolo che gli sta intorno deve essere coinvolto e chiamato a svolgere la propria parte. Domenico Sportelli – Associazione Amici del fiume Senio
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