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Meteorologia Parliamo di meteorologia... |
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05-06-2023, 07:57 | #1931 | |
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05-06-2023, 08:01 | #1932 |
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Apprezzo la tua passione Campaz ma tu più che di fiumi parli di canali, rettilinei e di sezione costante e determinata. Un fiume naturale è o dovrebbe essere altra cosa, un complesso di golene, rive con vegetazione e spazi di espansione. Certo, noi in pianura abbiamo ridotto i fiumi a canali rettilinei sempre più alti ma poi il conto da pagare è visibile a tutti. Dato che tornare indietro è impossibile, credo che l'unica soluzione sia costruire bacini di stoccaggio sia a monte, sia a valle. P.s. se vuoi vedere una tracimazione di collina fatti in giro in via san martino a monte di Faenza.
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"Non si gioca a scacchi con i piccioni: ignorano le regole, buttano tutti i pezzi per aria, sporcano in giro (e gli piace farlo) e alla fine se ne vanno via tutti impettiti convinti di aver vinto una partita che non hanno nemmeno compreso". Mario Tozzi |
05-06-2023, 11:18 | #1933 |
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A chi interessa, intervista a Roberto Nuzzo, maresciallo dell’Aeronautica Militare, su riscaldamento globale e geongegneria, l'alluvione in romagna, cambiamenti climaticvi, l'elettrico, etc..., durante la trasmissione vengono mostrati articoli e brevetti ufficiali. Sulla geoingegneria nello specifico si parla dall'ora circa fino alla fine. Fonte.
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05-06-2023, 12:23 | #1934 | |
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2.000 m3/s che devono passare da un fiume come il Lamone sono veramente tanti, come si può capire, per far passare tanta acqua in un fiume stretto serve tanta velocità, se hai una sezione di 200 m2 serve una velocità di 10 m/s che con le nostre pendenze che abbiamo in pianura sono impensabili anche con fiume pulito. Servirebbe aumentare la sezione e tenere pulito per quanto si può. Ripeto che la pulizia serve dentro all'alveo, non sono gli alberi che crescono sulle rive degli argini il problema, anzi, quelli possono anche fare comodo... E se si pensa di mettere parte di quell'acqua in casse d'espansione ok, ma anche li, facendo dei conti matematici, servono casse d'espansione talmente grandi che non si riesce a trovare un posto per farle sopra a Faenza. |
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05-06-2023, 12:58 | #1935 |
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Ti stai rispondendo da solo dicendo che 2.000 mc/s nel tratto faentino del Lamone (sotto i quattro ponti della città) non passeranno mai, per cui occorre ridurre questa portata i picco, quindi o il posto per le casse di espansione lo troviamo noi, oppure lo trova il fiume da solo come ha fatto questa volta.
Peccato che quando lo trova lui da solo non bada ad edifici, case, musei, biblioteche e attività produttive ma solo alla pendenza e i danni sono dieci volte o più il costo di fare le casse prima.
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06-06-2023, 00:34 | #1936 | |
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me scurès dedsà, me scurès dedlà, quand'a pas per al cèinter ed curès |
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06-06-2023, 17:56 | #1937 |
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Per Faenza si è trattato di “un disastro epocale con caratteri anche apocalittici.” Ha precisato che bisogna “avere ben chiara la portata di quanto è successo, innanzitutto affidandoci ai dati scientifici” perché “in questi giorni centinaia di studi si sono occupati di noi”. Isola (Sindaco di Faenza) ha citato in particolare il Presidente dell’Associazione meteo professionisti Pierluigi Randi, secondo il quale “la nostra regione, in particolare nello spazio compreso tra Rimini e Modena, ha dovuto far fronte a un volume d’acqua caduta in circa 60 ore pari a 4 miliardi di metri cubi. Per avere un ordine di grandezza, se consideriamo che l’invaso di Ridracoli a pieno regime contiene 33 milioni di metri cubi, significa che sulla Romagna è caduta una quantità d’acqua corrispondente a oltre 100 dighe di Ridracoli, facendo franare colline e montagne nei nostri fiumi, facendo esondare quasi contemporaneamente una ventina tra fiumi e corsi d’acqua, di questi 13 sia durante la prima che la seconda alluvione, qualcosa che non ha precedenti, non solo a livello nazionale.”
Se si prende in esame la media di precipitazione del periodo si tratta di un più 366% rispetto alla norma, da detto Isola. Ma se togliamo le rilevazioni in bassa pianura, sulla costa, visto che la criticità più grave è dipesa da enormi quantità di pioggia riversatasi soprattutto in collina, si sale a circa il 600% in più. L’alluvione è stata molto peggiore anche rispetto a quella famosa, molto citata in questi giorni, del 1939: oltre ad un quantitativo di acqua maggiore, c’è un’altra sostanziale differenza, se all’epoca l’alluvione fu il risultato di 15 giorni di pioggia di seguito, in questo caso il tutto si è concentrato in due eventi da circa 60 ore in totale. Una concentrazione e un’intensità mai registrata prima." Secondo il Sindaco Isola, l’evento del 3 maggio “è intervenuto a seguito di un lungo periodo siccitoso che non ha permesso ai terreni secchi di assorbire e drenare l’acqua, che si è inserita nelle fessurazioni provocando in collina decine e decine di frane molte delle quali sono finite nei nostri corsi d’acqua”. Ha aggiunto che la quantità di precipitazioni “era stata sottostimata di circa il 30%, e prova ne è il fatto che l’allerta meteo diramata dalla Protezione Civile Emilia-Romagna a partire dalla mezzanotte del 2 maggio era di tipo arancione, non rosso.” Il secondo evento del 16-17 maggio invece è arrivato “in una condizione di terreni già completamente saturi d’acqua, non più in grado di assorbire nulla, con gli argini dei fiumi e dei corsi d’acqua indeboliti e resi fragili dal primo evento.” “Non eravamo pronti ad affrontare un disastro del genere, come potevamo esserlo?” ha detto il Sindaco, aggiungendo: “Per fare un esempio gli studi di rischio alluvionale che avevamo in mano sia per la prevenzione in caso di calamità naturale sia a corredo degli strumenti di pianificazione urbanistica escludevano dai rischi la zona di via Cimatti, di via Silvio Pellico, di via Massimo d’Azeglio, cioè la zona rossa colpita da entrambi le alluvioni. Questi erano i materiali sui quali dovevamo lavorare, a dimostrazione del fatto che gli studi tecnici ingegneristici in gran parte non sono più utilizzabili, perché basati su modelli meteo e idrogeologici vecchi… appare fuori di dubbio che il cambiamento climatico in atto nel pianeta sta trasformando gli eventi meteorologici in fenomeni sempre più intensi, concentrati, distruttivi. O affrontiamo questa questione seriamente, oppure tali eventi disastrosi continueranno a ripetersi nel mondo con una ciclicità sempre più frequente.” Il Sindaco ha poi aggiunto: “Per questo alla luce degli eventi, abbiamo chiesto insieme agli altri sindaci un piano complessivo di interventi coordinati per la messa in sicurezza del territorio romagnolo dagli Appennini al mare, che metta mano alle competenze oggi troppo frastagliate. Quando arrivano i cataclismi non guardano in faccia ai confini geografici e territoriali, non trattano in maniera diversa un comune dall’altro, non si interessano se un argine sia di competenza del Consorzio di bonifica o di un altro ente. Non solo, nessun comune può affrontare da solo questi eventi… bisogna intervenire in maniera coordinata, tutti allo stesso tavolo, oppure dimostreremo di non avere capito la lezione. Occorreranno forti investimenti per la messa in sicurezza del territorio, va bene il consumo di suolo zero, ma bisogna cominciare a immaginare anche una ridefinizione della pianificazione urbanistica e capire come renderla compatibile rispetto a corsi d’acqua come il fiume Lamone con gli argini pensili rispetto a varie zone della città.”
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06-06-2023, 20:41 | #1938 |
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Beh, ha detto giusto, evento eccezionale mai visto prima (cmq si intende negli ultimi 150 anni).
Su alcune cose però vorrei precisare, l'aumento degli eventi estremi è misurabile, gli esperti del settore sanno come misurare questo aumento, ci sono enti come l'ISPRA che fanno queste ricerche, mi chiedo perché sento sempre dire che sono in aumento, ma mai ci dicono di quanto, 10%, 20%? Il doppio? Boh, così come ci sono grafici per le temperature ci dovranno essere anche quelli con gli eventi estremi, tipo: mm totali dell'anno diviso i giorni di pioggia si vede quato piove più intensamente, poi ci sono tante altre ricerche che si possono fare e che so che fanno, ma dove sono le pubblicazioni con i grafici? L'unico dato che si trova facilmente sono che con 2°C di riscaldamento abbiamo il 15% in più di vapore condensabile nell'aria. |
06-06-2023, 20:44 | #1939 |
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Poi fa ridere che dicono che abbiamo avuto un alluvione al 3 maggio perché i terreni erano secchi e uno al 16 maggio perché erano saturi, quindi secondo loro esiste un momento che possono piovere 250 mm senza recare disagi ai nostri fiumi, in cui la terra li assorbe tutti? se si quando sarebbe questo momento che sono curioso.
Al 3 maggio dopo l'autunno/inverno in cui si era riempito ridracoli erano ancora troppo secchi per assorbire, poi non ho capito come hanno fatto a diventare saturi se ci dicono che al 3 maggio è scivolata via senza essere assorbita? A me sembra un controsenso, se al 3 maggio abbiamo un alluvione perché il terreno non assorbe, perché al 16 maggio sono saturi? Saturo ci diventa se li ha assorbiti in precedenza... Mah, meglio non ragionare... che si vive più sereni.. |
06-06-2023, 21:04 | #1940 |
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A me sembra tanto facile: i terreni al 3 maggio assorbono, infatti la piena arriva solo al secondo giorno di pioggia sul finire dell'evento, a dimostrazione che a inizio pioggia entrava nel terreno, poi ha iniziato ad assorbire sempre meno e a fine evento con i 250mm si sono riempiti i fiumi fino a esondare in qualche caso.
Poi al 16 maggio si partiva già con terreni saturi, siccome c'è stata anche altra pioggia tra i 2 eventi alluvionali, per cui, i terreni non hanno nemmeno avuto tempo per sgrondare nei fiumi tramite falda. Infatti al 16 maggio come inizia a piovere i fiumi salgono subito più rapidamente. Al 3 maggio i fiumi sono andati a livelli da allerta rossa al secondo giorno, mentre al 16 maggio già dopo circa 12 ore di pioggia eravamo a livelli da allerta rossa, hanno iniziato a esondare e rompere gli argini (gli argini si rompono quasi sempre come conseguenza di una tracimazione che lo fa franare dal lato esterno, lo assottiglia e poi si rompe) dopo circa 15 ore e poi hanno mandato acqua nelle campagne per circa altre 20 ore |
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