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Meteorologia Parliamo di meteorologia... |
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17-05-2024, 15:30 | #2321 |
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In effetti la puntata di ieri sera non è stata il massimo della scientificità ma teniamo conto che era rivolta ad un pubblico generalista.
Il discorso sugli alberi nell'alveo del fiume va collegato al fatto di "lasciare spazio" ai fiumi e non restringerli in argini troppo alti e stretti. In tal caso, con spazi adatti all'espansione delle piene, se queste sono alberate la corrente rallenta e non erode gli argini nelle zone più strette lasciando campo libero alla natura e alla biodiversità. Nelle nostre terre oramai la situazione è compromessa, lo spazio non c'è più, case, industrie e agricoltura hanno occupato tutto e i fiumi sono ridotti a canali, ora completamente disboscati e desertificati, che poco lasciano alla natura. Sarà anche più sicuro (cosa discutibile) ma è davvero brutta questa devastazione.
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"Non si gioca a scacchi con i piccioni: ignorano le regole, buttano tutti i pezzi per aria, sporcano in giro (e gli piace farlo) e alla fine se ne vanno via tutti impettiti convinti di aver vinto una partita che non hanno nemmeno compreso". Mario Tozzi |
17-05-2024, 19:45 | #2322 |
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Parliamo di fiumi con bacino di scolo da 500 km2, che arrivano in pianura e poi i nostri nonni li hanno incanalati dentro argini, a volte anche stretti di poche decine di metri da un argine all'altro, come possiamo permetterci di mettere anche chiome degli alberi in quelle poche decine di metri rimasti disponibili al passaggio dell'acqua piovuta nei 500km2 della collina/montagna? Ma ci rendiamo conto di cosa stiamo parlando. Se vogliamo boschi e biodiversità allora espropriamo terreni e facciamo casse d'espansione, li non serve velocità per dare portata e flusso, li serve solo volume in metri cubi, ma il fiume dentro ai suoi argini ha bisogno di metri cubi al secondo, e non solo metri cubi. I canali di scolo artificiali (un fiume nella nostra pianura alla fine non è altro che un canale di scolo artificiale) è stato costruito stretto con l'intenzione di tenerlo poi pulito. Se pensavano di tenerlo alla natura selvaggia, che comunque sarebbe stato molto meglio, siccome poi non serviva neppure la manutenzione, ma bisognava costruirlo molto più largo.
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17-05-2024, 20:00 | #2323 |
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Non si può pretendere di costruire un canale stretto per il passaggio dell'acqua montana e poi pensare di creare anche boschi e biodiversità sempre lì dentro. Si può fare, ma serve togliere un argine e spostarlo di centinaia di metri. Cosa cmq non impossibile con i mezzi d'oggi.
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02-07-2024, 12:46 | #2324 |
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L'uragano Beryl è ora categoria 5 ed è pronto a battere diversi record non solo di intensità... La temperatura dell'acqua in superficie in zona è quella che dovrebbe esserci fra due mesi
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04-07-2024, 13:41 | #2325 |
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L’anno scorso le fonti rinnovabili — idroelettrico, solare ed eolico principalmente — hanno prodotto il 51 per cento dell’energia elettrica spagnola, quest’anno la quota è salita, balzata direi, al 60 per cento: Spagna regina continentale del settore. Merito soprattutto di fotovoltaico e dighe: da queste voci Madrid punta a raggiungere l’80 per cento entro il 2030. La principale fonte di elettricità non rinnovabile nel Paese è il nucleare (comunque carbon free): 18,6 per cento la quota del primo trimestre 2024.
Più in generale, nell’Unione europea, nel primo semestre di quest’anno l’energia elettrica generata è stata la più «pulita» di sempre: le rinnovabili hanno infatti raggiunto il 50 per cento della produzione complessiva. Mentre si continua a dire che le rinnovabili non sono abbastanza forti, queste avanzano e conquistano i mercati. Considerando che il nucleare ha contribuito con il 24 per cento (stime Eurelectric), in totale il 74 per cento della generazione elettrica europea è arrivato da fonti low-carbon (rinnovabili + nucleare), rispetto al 68 per cento dello stesso periodo 2023.
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22-07-2024, 22:41 | #2326 |
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Oggi i giornali pubblicano che i danni climatici ammontano a 300 euro ad abitante in Italia in un anno, e l'Italia è tra gli stati che pagano di più i danni degli eventi estremi.
Ma quindi di quale tragedia economica stiamo parlando? Come dicevo tempo fa, dal punto di vista economico, nei paesi più sviluppati si parla di danni climatici che ammontano a circa 1% del PIL. Invece il clima di 200 anni fa, quando era tutto rose e fiori, nella società dell'epoca poteva arrecare danni economici anche del 10/20% del PIL dell'epoca. Almeno, per sostenere la tesi della tragedia economica, non pubblicateli certi dati. A volte non capisco se ci fanno o ci sono... |
23-07-2024, 08:34 | #2327 |
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18 miliardi di euro, noccioline.
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23-07-2024, 09:53 | #2328 |
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Quindi ci si lamenta (giustamente) che il costo della vita sale, al contrario degli stipendi, ma va bene se si aggiungono 300 euro l'anno per un problema che non farà che peggiorare... Vabbè
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23-07-2024, 10:29 | #2329 |
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300 euro che ogni italiano paghera' ogni anno per colpa di quelli che negano o minimizzano. Mi sembra una tassa assolutamente evitabile, soldi che potremmo spendere per conservare la Natura invece che vederli bruciati per l'interesse di pochi.
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23-07-2024, 10:53 | #2330 |
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E i morti quanto ci costano ?
E Celeste Saulo, segretaria generale della World Meteorological Organization, aggiungeva: «La crisi climatica è la sfida più grande della nostra generazione. Il costo dell’azione per il clima può sembrare elevato, ma il costo dell’inazione è molto più elevato. Come mostra questo rapporto, dobbiamo sfruttare la scienza per fornire soluzioni per il bene della società». È solo il caso di ricordare che siccità, inondazioni, incendi e ondate di calore costano anche vite umane, non soltanto soldi. «Sono stati stimati tra 55 mila e 72 mila decessi dovuti alle ondate di caldo in ciascuna estate del 2003, 2010 e 2022 — si legge nel rapporto di Copernicus —. Una stima per il 2023 non è ancora disponibile. Nell’area europea dell’Organizzazione mondiale della sanità, la mortalità correlata al caldo è aumentata di circa il 30% negli ultimi 20 anni. Si stima che tra il 2000 e il 2020 i decessi legati al caldo siano aumentati nel 94% delle regioni europee monitorate». A questi numeri andrebbero anche aggiunti i quasi 47 mila morti l’anno in Italia attribuibili al Pm 2,5, ossia le polveri ultra sottili, che salgono a oltre 250 mila nell’intera Ue (dati Agenzia europea per l’ambiente).
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